Il ragazzo sembrava morto. Avrà avuto non più di 19 anni. Indossava vestiti firmati, aveva un fisico da modello ed era allungato su una panchina del lungomare, sotto la luce rosa del tramonto. Quando abbiamo cercato di svegliarlo, scuotendolo, la testa gli è caduta all’indietro. Qualcuno ha chiamato aiuto. Intanto passavano davanti a noi le biciclette con i cestini di vimini, e donne con capelli in ordine e gioielli d’oro passeggiavano portando con sé enormi borse di rafia. Poi un uomo ha frugato nelle tasche del ragazzo e ha tirato fuori qualcosa. Una bambina, tenendo per mano la madre, si è voltata e ci ha fissati. Non avevo mai visto tanto denaro in vita mia. Un mazzo di banconote da 500 e 200 euro. “Pensi che sia uno di loro?”, ho chiesto a un mio amico. “Immagino che lavori per loro e che lo abbiano pagato con quei soldi”, mi ha risposto. Eravamo a Forte dei Marmi. Da quelle parti tutti sanno che “loro” sono i russi.

È arrivato il medico e poco dopo una cameriera si è avvicinata dicendoci che il nostro tavolo era pronto. Era il 18 luglio del 2019 e quella sera festeggiavamo il compleanno del mio amico. Ci siamo spostati su una terrazza, dove abbiamo bevuto dello champagne. Quel ragazzo è diventato l’ennesima storia da raccontare. A Forte dei Marmi, una cittadina sul litorale toscano con una striscia di sabbia lunga venti chilometri, tutti sanno almeno una storia sui russi. Conosco bene quei luoghi, perché da bambina amavo immergermi nella loro architettura fiabesca. Adoravo le finestre in ferro battuto color verde menta, le terrazze, le piazze lastricate di marmo, i fiori rosa a ogni angolo. La totale assenza di squallore e volgarità mi faceva sentire sicura.

Forte dei Marmi esercita da sempre una grande attrazione su chi ama i piaceri della vita. Alla fine dell’ottocento artisti come Arnold Böcklin, John Singer Sargent e Isolde Kurz scoprirono questo luogo affascinante. In seguito fu la volta degli Agnelli, dei Siemens, di Thomas Mann e Aldous Huxley, che diedero il via a decenni di sfarzo. Ray Charles, Édith Piaf e Grace Jones si esibirono alla Capannina, dove secondo una leggenda locale è stato inventato il cocktail Negroni, in onore del conte omonimo. In anni più recenti sono arrivati gli oligarchi e le celebrità, tra cui Silvio Berlusconi, Giorgio Armani, e gli imprenditori russi Oleg Deripaska e Oleg Tinkov.

Forte dei Marmi però mantiene l’aspetto di un luogo modesto, per persone che sono tutto fuorché modeste. Di notte le auto della sicurezza privata percorrono le sue strade deserte, e non è raro vedere uomini armati davanti ai cancelli delle ville. Molte abitazioni sono circondate da pini talmente fitti che diventa impossibile capire dove finisce la proprietà di una villa e comincia l’altra.

La concentrazione di ricchi ha causato un’impennata dei prezzi: le ville sono affittate a 400mila euro per la stagione estiva, mentre le camere d’albergo costano in media novecento euro a notte. Per un posto in spiaggia si può pagare fino a cinquecento euro al giorno. Un soggiorno alla Datcha, il resort del magnate russo-cipriota Tinkov, costa centomila euro a settimana o un milione di euro per l’intera stagione. Molti clienti vengono dalla Russia o da altri paesi dell’Europa orientale.

Un iPhone di mancia

Quando ero una studente si raccontava che un russo a bordo di un un’auto di lusso avesse investito un ragazzo su una vespa. L’autista, a quanto pare, aveva dato al ragazzo diecimila euro in contanti per mettere a tacere la cosa. Le persone della mia età che facevano lavori stagionali tornavano cariche di aneddoti: chi aveva ricevuto un iPhone di mancia, chi poteva finire bottiglie di vino da cinquecento euro. C’era anche la storia della cameriera di una villa a cui gli occupanti russi avevano chiesto di tirare lo sciacquone al posto loro.

Secondo gli abitanti del posto e la stampa italiana, sia Vladimir Putin sia Volodymyr Zelenskyj hanno una villa a Forte dei Marmi. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov mi ha risposto che è “completamente falso”. Invece la San Tommaso, una società che possiede proprietà a Forte dei Marmi, ha ammesso che la famiglia del presidente ucraino è tra i suoi azionisti. Il portavoce di Zelenskyj non ha risposto alla richiesta di un commento. A luglio la Fondazione per la lotta alla corruzione creata da Aleksej Navalnyj ha diffuso la notizia che alcuni parenti di Evgenji Prigožin, capo della compagnia militare privata Wagner ed ex amico intimo di Putin, possiedono a Forte dei Marmi una villa da 3,5 milioni di euro. Secondo la fondazione i russi hanno 2.500 case a Forte, su un totale di settemila abitazioni. Quando nel 2022 è scoppiata la guerra in Ucraina, molti esponenti delle élite russofone si sono trasferiti in Toscana.

Il blog per russofoni

Elena Davsar, 41 anni, mi aspetta all’hotel Principe, acquistato dall’oligarca Vladimir Yevtushenkov. Davsar è russa e fa la business coach, oltre a essere una figura mondana di primo piano a Forte dei Marmi. Nel 2017 ha aperto il blog La mia Forte dei Marmi, diventando un punto di riferimento per la comunità russa locale. Sono emozionata per la nostra cena al Lux Lucis, il ristorante sulla terrazza dell’albergo. “È l’unico ristorante stellato di Forte dei Marmi, vero?”, le chiedo. “No, in realtà ce ne sono cinque”, risponde Davsar sorridendo. “Puoi trovarli sulla mia guida”. Davsar mi ha fatto molte domande prima di accettare d’incontrarmi, ma nel corso della serata si è rilassata. “Forte dei Marmi è il mio grande amore”, spiega davanti a un panorama incantevole. Sul tetto di un palazzo vicino, il vano dell’ascensore è stato dipinto con i colori della bandiera ucraina. Una coppia di statunitensi, che sfoggiano una dentatura identica e di un bianco anomalo, ci chiede di scattargli una foto. All’angolo della terrazza c’è il nostro tavolo pronto ad accoglierci. I camerieri appoggiano le nostre borse su pouf in pelle. Prima che io cominci a registrare la nostra conversazione, Davsar mi dice che non commenterà la situazione politica. Immagino che si riferisca all’occupazione russa dell’Ucraina. “Inoltre”, aggiunge, “quando parlo della nostra comunità non uso il termine russi, ma russofoni”.

Davsar si è trasferita a Forte dei Marmi da Milano sette anni fa. Da piccola sognava di vivere vicino al mare. Un giorno un’amica italiana le consegnò le chiavi della sua casa qui a Forte dei Marmi. “Così il mio sogno è diventato realtà”. Quando mi spiega nel dettaglio come passa il tempo – corse mattutine sul lungomare, il tè delle cinque, vernissage nei giardini, inaugurazioni di boutique, feste in ville private, esplorazione della costa ligure in barca a vela – provo un piccolo fremito d’invidia. In realtà Davsar non si considera una persona particolarmente socievole. “Ricevo migliaia d’inviti, ma vado solo dove posso incontrare i miei amici”. Dopo l’inizio della guerra ha modificato il suo blog “per cancellare qualsiasi traccia politica”, e ha cambiato perfino l’url del sito (prima era Fortedeimarmi.rf) per eliminare anche il più piccolo riferimento al nazionalismo russo. L’account Instagram del blog, che ha circa cinquemila follower, racconta gli eventi culturali e ha foto delle feste in spiaggia e delle passeggiate nella natura.

L’italiano di Davsar è impeccabile e più idiomatico del mio. Nel corso della conversazione mi perdona il ricorso frequente all’inglese. Mi chiedo come mai, con una tale padronanza dell’italiano e dell’inglese abbia deciso di aprire un blog in russo. “A Forte dei Marmi ci sono molte persone che parlano russo”, spiega, “ho creato il blog per loro”. Le chiedo se la presenza dei russi si sia intensifica dopo lo scoppio della guerra. Fa ha un cenno d’assenso quasi impercettibile. “Ci sono molte famiglie che si sono trasferite qui definitivamente”, dice. “Sono più di trecento”. Davsar precisa che non può rivelare i nomi dei suoi lettori, ma bevendo un riesling toscano ammette con orgoglio che tra loro ci sono “imprenditori di successo, famosi a livello internazionale”. Mi descrive una comunità che non vuole attirare l’attenzione e che alle chiassose feste in spiaggia preferisce gli eventi privati nelle ville. Oltre ad apprezzare il relax, queste persone amano Forte dei Marmi perché possono “firmare contratti sotto l’ombrellone” e fare affari come se si trovassero in “un business club esclusivo”, spiega.

Le faccio notare che si tratta innegabilmente di un club esclusivo, se persone come Zelenskyj posseggono una villa qui. “Non vorrei parlarne”, mi risponde. Mi accorgo che sta scrutando un gruppo di clienti seduti vicino a noi. “Sono russi”, dice sottovoce. Chiedo se è vero che ora molti russi residenti a Forte dei Marmi preferiscano dire di essere ucraini. “Ora la gente specifica solo il luogo di nascita”, risponde. Davsar è nata a Kiev ed è cresciuta a Mosca. “Qui a Forte dei Marmi ci vediamo a pranzo e a cena. Viviamo insieme, in pace”. Poi dice in modo lapidario: “Sono nata durante il periodo sovietico. All’epoca eravamo tutti una grande famiglia”.

Il primo giorno in cui ero a Forte dei Marmi i missili russi si sono abbattuti sulle città ucraine uccidendo molti civili. Mentre cammino lungo le spiagge semideserte, vedo solo una cittadina sonnolenta che si sta preparando per una nuova stagione turistica. Un bagnino dipinge un gazebo di legno. Due ragazzi delimitano porzioni di spiaggia con lunghe corde, pronti a piazzare gli ombrelloni in modo simmetrico. L’agente immobiliare Filippo Mariani (non è il suo vero nome) mi viene a prendere con la sua Renault. Tiene il volume della radio alto e i finestrini abbassati. Mi ha promesso un tour delle ville e la prima della lista è quella di Zelenskyj. Ha uno stile moderno ed è nella frazione di Vittoria Apuana, diventata costosa quando nella zona più richiesta, quella di Roma Imperiale, sono finiti i lotti in vendita, spiega Mariani. Rispetto alle abitazioni di Vittoria Apuana, la villa di Zelenzkyj è sicuramente apprezzabile, ma è piuttosto banale per gli standard di Forte dei Marmi.

Il racconto sulla commessa ucraina che ha consolato una ricca signora russa

Sbircio attraverso la staccionata e intravedo una piscina. “L’affitta!”, urla Mariani dall’auto. Dopo essere ripartiti, mi annuncia che sta per mostrarmi La Rosa dei Venti. Parcheggiamo davanti a una grande struttura che ha tre cancelli grigi. Oltre quello centrale si vedono una piscina e una villa. I due laterali, invece, conducono verso strade acciottolate che sembrano fare il giro della villa. Uno dei cancelli è accostato. Guardo Mariani. “Non entro senza permesso”, mi avverte. Poi mi fa vedere sul suo telefono, con ­Google Maps, l’immagine satellitare del punto in cui ci troviamo. La Rosa dei Venti è in realtà un ventaglio formato da nove ville disposte come spettatori di un anfiteatro. Al centro si trova la villa principale, più imponente delle altre. “I proprietari sono tutti russi”.

Poi ci spostiamo verso una delle zone che io amavo di più: Roma Imperiale, una zona residenziale immersa nella vegetazione. Le ville più antiche di Forte dei Marmi, alcune dichiarate patrimonio storico, hanno soffitti affrescati ed enormi porticati. Ma quasi tutte le case della zona sono strategicamente nascoste, alcune da siepi altissime e altre da staccionate e cancelli costellati da telecamere. I russi comprano le ville storiche e le ristrutturano da cima a fondo. Altre volte le ricostruiscono da zero. “Sembrano uscite direttamente da Miami”, commenta Mariani. “Dentro una di queste ho visto quantità enormi di oro, marmi e colonne. È roba che stona, qui”.

Al limite della legalità

Nel mercato immobiliare di Forte dei Marmi, gestito da più di 150 agenzie, le dimensioni di una casa sono secondarie. Tutto viene valutato a corpo, non a misura. “Così è più facile per chi cerca di ripulire il denaro”, spiega Mariani. Quando sono arrivati i russi hanno messo gli occhi sulle ville di pensionati italiani che venivano in vacanza qui da cinquant’anni. “Suonavano il campanello e offrivano tre milioni di euro. Accettavano tutti”, racconta Mariani. Molti agenti immobiliari pensano che gli acquirenti russi si comportino come colonizzatori. “Stanno comprando tutto”, conferma Mariani.

L’albergatrice con cui avevo fatto colazione poco prima, chiedendomi di mantenere l’anonimato, mi ha detto: “I russi sono come elefanti, non possono essere fermati”. Aveva lo stesso tono di molte altre persone in città: un misto di cautela e accettazione. Chiedo a Mariani, la cui famiglia lavora nell’accoglienza a Forte dei Marmi da decenni, se pensa che gli agenti immobiliari come lui abbiano favorito le persone che definisce colonizzatori. “Non esattamente”, risponde. “Ci sono diversi gradi di consapevolezza. Ho visto situazioni al limite della legalità, ma non ti puoi rifiutare. Tutto il mondo gira intorno a questo meccanismo”.

Anastasia Voznovych è in ritardo. Mentre la aspetto per pranzo allo stabilimento balneare Dalmazia, una cameriera insiste per portarmi un po’ di champagne. Voznovych, trent’anni, commessa in una boutique di Forte dei Marmi, si presenta indossando occhiali da sole e una giacca. Si siede e accende una sigaretta. Nei dieci anni in cui ha lavorato qui ha imparato a riconoscere gli esponenti della comunità russofona. “In estate c’è un po’ di tutto”, spiega. “Ma a novembre e a Natale riconosci i residenti fissi”. Voznovych mi racconta che quest’inverno i russi erano più del solito. In passato molti di loro aprivano conti fedeltà nel suo negozio usando passaporti britannici, svizzeri o degli Emirati Arabi.

Secondo Voznovych, l’enclave russa è molto attenta al proprio status. Da sempre si preoccupa di non essere confusa con quelli che la commessa definisce “cafoni russi”, e in molti preferiscono passare per cittadini di altri paesi europei. Voznovych mi racconta di una cliente che una volta l’ha rimproverata perché si era rivolta a lei in russo, pretendendo che usasse l’inglese. L’impressione di Voznovych è che la maggioranza dei russi non abbia tratto alcun beneficio dalla guerra. “Ma se parliamo di Forte dei Marmi”, aggiunge decapitando un gamberone, “a nessuno interessa se sei a favore della Russia o dell’Ucraina. Importa solo se hai i soldi”. Ricorda che un giorno una cliente abituale, russa, le ha confidato di essere molto in pena per suo nipote di 18 anni, che vive in Russia e potrebbe essere chiamato al fronte. “Aveva le lacrime agli occhi. Mi ha fatto capire che siamo tutti nella stessa barca. Loro sono invasori, noi siamo invasi. Ma il lutto è lo stesso”. Tuttavia le lacrime della donna russa hanno toccato un nervo scoperto in Voznovych. “Me ne ha parlato solo perché Putin stava cercando nuove reclute: si preoccupa solo ora che vogliono mandare in guerra suo nipote!”.

L’incanto di un tempo

Nelle 36 ore a Forte dei Marmi, questa è la seconda volta che sento di una commessa ucraina che ha dovuto consolare una ricca signora russa. La linea ufficiale del comune toscano è che le tensioni a Forte dei Marmi sono state contenute. Almeno dopo l’aprile 2022, quando il cancello di una villa nella zona di Roma Imperiale, di proprietà di un russo, era stato dipinto con i colori dell’Ucraina. Umberto Buratti, ex sindaco di Forte dei Marmi, ha dichiarato che i residenti russi e quelli ucraini convivono in pace, aggiungendo che sarebbe sbagliato incolpare questi russi per la guerra scatenata dal loro paese.

Torno a casa in auto, guidando lungo le strade di campagna che da bambina percorrevo in bicicletta pedalando dietro a mio padre, quando per me Forte dei Marmi era una sorta di mondo incantato. Penso alle voci che circolavano nel cortile della scuola, al ragazzo immobile sulla panchina del lungomare, ai matrimoni delle Kardashian a Capri, alla Taormina della serie White Lotus. Ma anche all’isola greca di Hydra dopo Leonard Cohen, alla Costa Azzurra di Scott Fitzgerald e alla miriade di luoghi nel Mediterraneo che sono stati custodi di leggende incontaminate fino a quando sono arrivati i ricchi, con la grazia di elefanti. “Suonavano il campanello e offrivano tre milioni di euro”, diceva Mariani. “Tutti accettavano”. Ma non siamo forse stati noi a invitarli?

È una perfetta sera versiliana. Mentre passeggio sotto i pini, sento le tortore grugare sulla mia testa. E all’improvviso è di nuovo il 1996. O forse è il 1925. Stasera, come ogni sera, il cielo è rosa. Le montagne sembrano arrossire, come un bambino impertinente che potrebbe avere in mente qualcosa. ◆ as

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1526 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati