È passato più di un anno e mezzo da quando la corte suprema degli Stati Uniti ha cancellato il diritto all’aborto a livello federale. Dopo quella decisione molti stati governati dai conservatori hanno vietato le interruzioni di gravidanza, alcuni (Alabama, Texas e Mississippi) anche nei casi di stupro o incesto. Il 28 febbraio in Francia un gruppo di senatori e senatrici ha fatto riferimento alle sofferenze delle donne statunitensi, ungheresi e polacche per sostenere la necessità d’inserire il diritto all’aborto nella costituzione francese. Pochi giorni dopo il parlamento ha approvato la proposta.

È un atto storico e inderogabile, anche se alcuni sostengono che sia impossibile tornare indietro sui diritti delle donne a disporre del proprio corpo. Polonia e Ungheria hanno dimostrato che non è così. Come ha scritto la militante francese Annie Chemla, “il trauma dell’inversione di rotta negli Stati Uniti ci ha fatto capire che questo diritto non può essere dato per scontato”.

Le francesi possono esultare per essere riuscite, attraverso le manifestazioni di piazza, a condizionare l’operato dei politici. Le parlamentari di sinistra, di destra e della maggioranza possono essere fiere di aver condotto una battaglia trasversale. “Niente è garantito per sempre. Basta una crisi politica, economica o religiosa per rimettere in discussione i diritti delle donne”, scriveva Simone de Beauvoir. A tre mesi dalle elezioni europee e mentre l’estrema destra reazionaria vola in testa ai sondaggi, sarebbe bene non dimenticarlo. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1553 di Internazionale, a pagina 15. Compra questo numero | Abbonati