Bled è una destinazione turistica slovena molto nota: è ricca di vegetazione e ha un lago dalle acque turchesi, su cui domina un castello medievale. Questa città a meno di un’ora dalla capitale Lubiana ha anche un altro punto forte: dall’aprile 2022 (insieme a Gorje, sempre in Slovenia) è la prima località d’Europa con la certificazione Zero waste cities-Mission zero academy (comuni a rifiuti zero), un esempio per le altre città slovene e una pioniera in questo campo. “La perla delle Alpi slovene è un paradiso da preservare”, afferma Janez Resman, direttore della Infrastruktura, l’azienda pubblica per la raccolta dei rifiuti. “Abbiamo un problema serio: i turisti. Ci danno da vivere, ma su seimila tonnellate di rifiuti annui ne producono quasi la metà”.

Nel 2022 sono stati 1,1 milioni i turisti venuti ad ammirare il lago glaciale con al centro una chiesa del quattrocento. La città ha ottomila abitanti con altrettanti posti letto, il 50 per cento in più rispetto a sette anni fa. Nel suo ufficio, una sorta di magazzino per il riciclo, dove si accumulano aspirapolvere e transistor da riparare (la sua passione), Resman riassume le fasi della sua politica di riduzione dei rifiuti adottata insieme al suo socio Jozica Peljhan: “La Infrastruktura è nata nel 2002. Nel 2011 abbiamo adottato la politica del Payt (Pay as you throw – paghi per quello che butti). Tutti i nostri contenitori hanno un microchip per quantificare i rifiuti e ogni cittadino è tassato in funzione del volume di rifiuti che produce, sulla base di una raccolta quindicinale”. Nel 2014 l’azienda è entrata a far parte della rete associativa Zero waste Europe, che dà le certificazioni Zero waste cities e aiuta 462 comuni in Europa a raggiungere questo obiettivo. Bled può vantare risultati molto buoni: tra il 2008 e il 2021 la quantità di rifiuti annui è passata da tremila a 1.300 tonnellate, con una percentuale di riciclo dell’85 per cento.

“Lo potete vedere con i vostri occhi, Bled è una città pulita. Se trovate un rifiuto, fatemelo sapere!”, afferma Resman. I sei camion della spazzatura, con le fiancate coperte di frasi come “Usate batterie ricaricabili”, “Non compriamo frutta nei sacchetti di plastica”, attraversano per dodici ore al giorno la città termale con le sue decine di ville ottocentesche.

Il sacco di calcinacci

Intorno al lago la Infrastruktura ha messo un centinaio di cestini, divisi tra quelli per i rifiuti misti e la plastica, e in terra è tutto pulito, nonostante i pullman turistici che arrivano ogni giorno durante la stagione estiva. Il risultato è una riduzione del 57 per cento dei rifiuti misti tra il 2015 e il 2021.

Inoltre il comune organizza tanti eventi, tra cui una giornata di pulizia del lago. Guai a chi si fa sorprendere a gettare per terra una cartaccia. “Ho un radar per le lattine e talvolta frugo nei cestini per scoprire l’identità del colpevole”, si vanta Resman. E ci mostra una foto sul suo telefono che ritrae una persona mentre butta un sacco pieno di calcinacci in vari cestini destinati alla carta. “I 35 operatori ecologici, su ottanta dipendenti dell’azienda, hanno anche un ruolo di ispettori. Assumo solo gente del posto perché è più facile trovare un accordo in caso di problemi con gli abitanti”, spiega Resman.

La Infrastruktura sta progettando d’installare delle telecamere di sorveglianza vicino ad alcune isole ecologiche dove spesso le regole non sono rispettate. Le sanzioni vanno da un semplice avvertimento a una multa che può arrivare a un massimo di 400 euro per i privati e 1.400 euro per le aziende.

Ai 32 contenitori per il riciclaggio dell’acciaio, dell’alluminio, degli pneumatici, del vetro e dei rifiuti compostabili l’anno scorso è stato aggiunto un magazzino dell’usato, di cento metri quadrati, dove si possono portare stoviglie, libri, mobili e biciclette. C’è anche un laboratorio per la riparazione di piccoli elettrodomestici, un’attività che genera al titolare 1.500 euro al mese di incassi. “Il nostro concetto di gestione dei rifiuti è e rimarrà quello di riutilizzarne la maggior parte”, aggiunge Jozica Peljhan, . “Il nostro comune manda in discarica il 46 per cento della spazzatura raccolta, mentre la media slovena è del 75 per cento”. “Benvenuti nella nostra casa zero rifiuti”, sorridono Tomaj e Gina Bole, una coppia di pensionati che vive fuori dal centro. Anche se sono un po’ dubbiosi sull’obbligo di avere due cestini della spazzatura, e faticano a riempirne uno al mese, apprezzano le iniziative del comune. “Il principio di ‘paghi quello che butti’ è un freno al consumo”, riconosce Tomaj, che per la raccolta paga solo 16 euro al mese. “A questo prezzo siamo ben contenti di dimostrare il nostro ambientalismo”, afferma il pensionato facendo vedere l’ultima fattura, con messaggi simili a quelli scritti sui camion della spazzatura, come per esempio “Evitate gli acquisti compulsivi”.

“Si applicano delle sanzioni ma allo stesso tempo si educa”, spiegano al centro di raccolta dei rifiuti di Bled. “I nostri concittadini sono sempre più disciplinati. Così possiamo concentrarci sui turisti, che portano in città tanta spazzatura”.

Il comune e l’ufficio del turismo hanno coprodotto un video di due minuti, trasmesso sui pullman per i visitatori, in cui una giovane coppia, in un panorama da cartolina, spiega il significato dell’iniziativa rifiuti zero, e come rispettarla. Inoltre nei vari luoghi turistici si trovano pieghevoli in sloveno, inglese e tedesco che spiegano come usare i vari cestini e danno indicazioni sul modo di riciclare. “Vogliamo ridurre l’uso delle bottiglie di plastica”, continua Resman, per questo in tutta la città sono state sistemate delle fontanelle, gratuite o a pagamento, con acqua potabile.

Un quarto del territorio

Nel lussuoso albergo Ribno e nel campeggio annesso i turisti possono anche vivere in prima persona l’esperienza zero rifiuti, che nella struttura è seguita in modo rigoroso: vendita e consegna di prodotti alimentari sfusi, raccolta differenziata nelle camere, pesatura dei rifiuti, costruzioni in legno sloveno riciclato.

Insieme a Bled altre tre città slovene hanno ottenuto la certificazione zero rifiuti: Vrhnika, Log-Dragomer e Borovnica. “Diciannove città hanno aderito a rifiuti zero, tra cui Lubiana, in tutto parliamo di un quarto del territorio sloveno”, precisa Jaka Kranjc, segretario generale dell’ong Ekologi brez meja (Ecologia senza frontiere), partner locale della rete Zero waste Europe. “Oggi la Slovenia è al terzo posto al livello europeo, dietro la Germania e l’Austria”, conclude Kranjc. ◆ adr

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1555 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati