I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana Salvatore Aloïse collaboratore della tv francotedesca Arte.

Seicento pagine che scorrono veloci per raccontare i mitici anni sessanta attraverso politica, costume, cronaca e tanto altro. Una miriade di fatti, corredati da pagine di giornale, foto, manifesti, perfino una guida illustrata su “come si va in metrò” per il varo della metropolitana a Milano. La premessa è in quarta di copertina: “Se c’eravate, vi ritroverete. Se non c’eravate, vi verrà voglia di saperne di più”. In C’era una volta in Italia – voluto il riferimento a Sergio Leone – Enrico Deaglio (con Ivan Carozzi) si lancia nell’ambizioso progetto di esplorare la storia recente del paese, partendo dagli anni sessanta, appunto, e procedendo per decenni fino ai giorni nostri. Nei “favolosi” sessanta l’Italia si definisce, secondo l’autore, nel bene e nel male con la trasformazione del paese, il boom economico e la massiccia emigrazione da sud a nord e dalla campagna alla città. Anni di cose inaspettate e grandi opportunità. Dall’avvento del centrosinistra al cinema di Fellini, dall’utopia di Olivetti ai cambiamenti radicali nel modo di vivere tra pillola, minigonne e capelloni. Ma il decennio si chiude con l’autunno caldo, le bombe e la “perdita dell’innocenza”, con piazza Fontana. S’intravede già la cupezza della prossima tappa di questa storia monumentale, gli anni di piombo. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1548 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati