08 aprile 2015 16:09
Un campo rom sotto il ponte della Magliana a Roma, il 10 ottobre 2013. (Stefano Montesi, Demotix/Corbis/Contrasto)

Secondo il Pew research center, l’Italia è il paese europeo dove l’intolleranza verso i rom e i sinti è più diffusa. L’istituto di ricerca statunitense ha esaminato l’ostilità nei confronti dei rom in sette paesi d’Europa nel 2014, e in Italia l’85 per cento degli intervistati ha espresso sentimenti negativi verso questa popolazione. Nel 2014 l’Osservatorio 21 luglio ha registrato 443 episodi di violenza verbale contro i rom, di cui 204 ritenuti di particolare gravità, e l’87 per cento di questi episodi è riconducibile a esponenti politici.

L’Italia è uno dei paesi europei dove abitano meno rom e sinti, al contrario di quanto percepito dalla popolazione, anche perché i responsabili politici e i mezzi d’informazione adottano un atteggiamento discriminatorio e suggeriscono che ci si trovi in una continua emergenza.

In Italia abitano 180mila rom, lo 0,25 per cento della popolazione totale, una delle percentuali più basse d’Europa. Metà dei rom che abitano nel paese è di nazionalità italiana, solo il 3 per cento è nomade, mentre la maggior parte della popolazione rom è stanziale. Le regioni d’Italia dove la presenza rom è più significativa sono il Lazio, la Campania, la Lombardia e la Calabria. Nel Lazio un quarto dei rom abita nei campi. È quanto emerge dal rapporto 2014 pubblicato dall’Associazione 21 luglio in occasione della giornata internazionale dei rom e dei sinti, l’8 aprile.

Il paese dei campi. Dal 2000 l’Italia è stata definita “il paese dei campi”, spiega il rapporto. Le politiche di segregazione su base etnica dei rom messe in pratica attraverso un sistema abitativo al di sotto degli standard di sicurezza internazionali sono state condannate da numerose istituzioni europee e internazionali.

“Nel 2014 la costruzione e la gestione dei campi rom continua a essere un’eccezione italiana nel quadro europeo. Tali politiche hanno comportato voci di spesa elevatissime senza far registrare alcun miglioramento nelle condizioni di vita di rom e sinti, ma ne hanno sistematicamente violato i diritti umani”, afferma il rapporto. A Roma nel 2013 sono stati spesi più di 22 milioni di euro per mantenere in piedi il sistema dei campi e dei centri di accoglienza per soli rom.

Il sistema dei campi comporta una sistematica violazione dei diritti delle persone che ci abitano e non favorisce alcuna forma di integrazione. I campi, infatti, si trovano spesso al di fuori del tessuto urbano e distanti dai servizi primari, in aree dove spesso sono assenti o carenti i trasporti e i collegamenti. Questo isolamento comporta anche la difficoltà di frequentare le scuole per i bambini e di raggiungere il posto di lavoro per gli adulti. Inoltre, le condizioni igienico-sanitarie nei campi sono critiche, a causa di infrastrutture precarie e della scarsa manutenzione. Anche se il sistema dei campi è stato definito più volte dispendioso e inefficace, nel 2012 sono stati costruiti nuovi insediamenti nei comuni di Roma, Giugliano, Carpi, Milano. Queste operazioni hanno interessato 1.600 rom e sinti e hanno comportato una spesa totale di 13 milioni di euro (escluse le spese di gestione).

Gli sgomberi forzati. Rispetto al 2013, nel 2014 il numero di sgomberi forzati in Italia è aumentato. A Roma ne sono stati documentati 34, che hanno coinvolto circa 1.135 persone per una spesa di 1,3 milioni di euro. A Milano, da gennaio a settembre del 2014, sono stati eseguiti 191 sgomberi che hanno coinvolto 2.276 persone. In molti casi gli sgomberi sono stati ordinati per l’apertura di cantieri legati all’Expo. Secondo il diritto internazionale, le persone sgomberate dovrebbero ricevere un’alternativa valida e lo sgombero dovrebbe essere notificato in maniera scritta, ma queste garanzie non state quasi mai fornite a Roma e Milano. Inoltre le comunità vittime di sgombero forzato spesso si riorganizzano in nuovi insediamenti informali.

I minori rom in Italia. Il rapporto dell’Associazione 21 luglio evidenzia che i bambini rom in Italia non hanno nessuna probabilità di accedere a un percorso universitario, hanno solo l’1 per cento di probabilità di frequentare la scuola superiore, mentre hanno il 20 per cento di probabilità di non cominciare affatto un percorso scolastico regolare. Nell’anno scolastico 2013-2014 nel sistema scolastico italiano sono stati registrati 11.657 minori rom che vivono in emergenza abitativa. Il tasso di abbandono scolastico nel passaggio dalla scuola primaria a quella secondaria è del 50 per cento e di circa il 95 per cento nel passaggio dalla scuola media alla scuola superiore. L’aspettativa di vita dei minori rom è inferiore di dieci anni rispetto a quella del resto della popolazione italiana.

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