16 agosto 2015 15:17
Un ferito si allontana dal luogo dell’attentato, il 16 agosto 2015. (Khuram Parvez, Reuters/Contrasto)

Una bomba è esplosa questa mattina nella località di Shadi Khan, nella regione del Punjab, una settantina di chilometri a nordest della capitale Islamabad. L’attentato suicida ha provocato il crollo del tetto della struttura in cui si stava tenendo un incontro con il ministro dell’interno locale, Shuja Khanzad, che è rimasto ucciso. Altre otto persone sono morte schiacciate tra le macerie. Il Punjab è la regione più popolosa e ricca del Pakistan e quella da cui viene anche il primo ministro Nawaz Sharif.

“Erano presenti tra le 20 e le 30 persone al momento dell’esplosione. Il tetto gli è crollato addosso”, ha detto un portavoce locale di nome Shahzad Niaz. I soccorritori hanno finora estratto dalle macerie nove corpi senza vita.

Un gruppo islamista affiliato ai taliban, Lashkar-e-Islam, ha rivendicato la responsabilità dell’attacco e ha spiegato che si è trattato di una rappresaglia per le operazioni militari che Islamabad ha portato a termine contro i combattenti del gruppo. In realtà, non è affatto chiaro se Lashkar-e-Islam, basato principalmente nelle aree tribali lungo il confine afgano, sia davvero l’esecutore dell’attentato oppure se semplicemente se ne sta assumendo il merito.

Se la rivendicazione fosse fondata, la bomba di oggi rappresenterebbe un notevole salto nella capacità del gruppo di colpire obiettivi di alto livello. Di solito, attacchi suicidi di questo genere sono perpetrati da miliziani taliban.

Il Pakistan, un paese in cui vivono 190 milioni di persone e dotato di armi nucleari, è
afflitto da continui attacchi, tra l’insurrezione dei taleban e le violenze di altre bande criminali. In questo quadro, la regione del Punjab è sempre stata più tranquilla rispetto ad altre zone del Pakistan, tanto che gli oppositori del premier Sharif lo accusano di tollerare la presenza dei taliban per assicurare, in cambio, la pace nella sua regione d’origine.

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