29 settembre 2015 17:06

La Repubblica Democratica del Congo ha chiuso le sue frontiere settentrionali con la Repubblica Centrafricana a causa delle violenze che da tre giorni bloccano Bangui, la capitale centrafricana che si trova esattamente al confine tra i due paesi. Secondo una fonte dell’agenzia dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), ieri circa trenta persone sono arrivate a Zongo, la città congolese dall’altra parte del fiume Oubangui rispetto a Bangui.

L’origine dei disordini. Gli scontri sono cominciati dopo che il 27 settembre un tassista musulmano è stato ucciso nel quartiere centrale di Pk5, l’unico dal quale le milizie cristiane anti-balaka non hanno scacciato gli abitanti di fede musulmana. L’omicidio è attribuito alle milizie. In reazione all’uccisione, gruppi di manifestanti hanno bloccato le strade della capitale erigendo delle barricate. Circa cinquecento detenuti sono fuggiti dal carcere Ngaragba, sempre a Bangui, e diversi edifici, tra cui gli uffici di organizzazioni umanitarie internazionali e luoghi di culto, sono stati saccheggiati.

Le vittime delle violenze. Nel corso di una conferenza stampa a Ginevra, un portavoce dell’Unhcr, Leo Dobbs, ha annunciato che almeno 27.400 persone hanno dovuto lasciare le proprie case da domenica. Tra queste, diecimila si sono rifugiate all’aeroporto della capitale, dove già si trovavano circa undicimila persone.

Secondo Rupert Colville, portavoce dell’alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, almeno 37 persone sono morte nei disordini e più di cento sono state ferite. Secondo una fonte ospedaliera, tre manifestanti sono stati uccisi e sette sono stati feriti dal fuoco dei caschi blu in missione nel paese. L’Onu ha però smentito di essere intervenuta sparando.

Un decimo della popolazione centrafricana, circa 460mila persone, si trova attualmente rifugiata all’estero, principalmente in Camerun, Ciad, Repubblica Democratica del Congo e Congo.

Il ritorno della presidente da New York. La presidente ad interim della Repubblica Centrafricana, Catherine Samba-Panza, sarebbe dovuta rimanere negli Stati Uniti fino alla fine della settimana per partecipare all’assemblea generale delle Nazioni Unite, ma ha anticipato il suo rientro a causa dei disordini e delle proteste contro le autorità provvisorie – istituite dopo la deposizione dell’ex presidente François Bozizé nel 2013. Entro la fine del 2015 si dovrebbero tenere le elezioni presidenziali e legislative, ma gli osservatori sono scettici sulla reale convocazione dei comizi.

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