19 aprile 2016 17:35

Nello stato di New York sono in corso le primarie del Partito democratico e del Partito repubblicano per scegliere i candidati alle elezioni di novembre.

È un voto molto importante. Prima di tutto perché New York è uno degli stati più popolosi del paese, ha un elettorato molto variegato dal punto di vista etnico e demografico ed è uno di quelli che assegnano il maggior numero di delegati, i rappresentanti che nelle convention di luglio sceglieranno i candidati alle elezioni. Ma la posta in gioco cambia a seconda dei due partiti.

Cosa succede tra i democratici

Il senatore del Vermont Bernie Sanders ha vinto sette delle ultime otto primarie e in queste settimane è riuscito a mettere in difficoltà Clinton con una campagna elettorale molto aggressiva, che ha portato decine di migliaia di persone a scendere in piazza: il 13 aprile 27mila persone hanno partecipato a un comizio di Sanders a Washington square, a Manhattan, e pochi giorni dopo circa 30mila persone hanno assistito a un evento simile a Prospect park, a Brooklyn. Si tratta di numeri insoliti per la politica newyorkese e in generale per le campagne elettorali delle primarie statunitensi.

Nonostante questo, i sondaggi dicono che Clinton è favorita. Secondo il sito Real Clear Politics, che raccoglie tutti i sondaggi condotti prima del voto e realizza una media, Clinton ha un vantaggio di poco inferiore ai dodici punti percentuali. Secondo Five Thirty Eight, il sito diretto da Nate Silver, Clinton ha il 98 per cento di possibilità di vincere le primarie di New York.

I sostenitori di Sanders sono convinti che il senatore sia riuscito a mobilitare nuovi segmenti dell’elettorato di sinistra e che quindi possa riuscire a rovesciare il pronostico se l’affluenza alle urne sarà alta. Quest’obiettivo è reso difficile dal fatto che quelle di New York sono primarie chiuse, cioè possono votare solo gli elettori iscritti alle liste democratiche. Significa che non possono votare gli elettori che si definiscono indipendenti, che in altre primarie (come quelle in Michigan e in Wisconsin) hanno aiutato molto Sanders. Per questo negli ultimi giorni i sostenitori del senatore hanno criticato il sistema di voto usato dal Partito democratico in questo stato.

In secondo luogo, la maggior parte dei commentatori sostiene che per vincere a New York Sanders ha bisogno di aumentare i suoi consensi tra gli elettori delle minoranze, soprattutto tra gli afroamericani. Finora nelle primarie Clinton ha ottenuto in media circa tre quarti dei voti dei neri.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Cosa potrebbe succedere

Secondo la gran parte dei mezzi d’informazione, l’esito del voto potrebbe rappresentare uno spartiacque. A New York i democratici assegnano 247 delegati con metodo proporzionale. Nel conteggio totale Clinton ha circa 240 delegati di vantaggio su Sanders, ma è comunque ancora molto lontana dalla maggioranza necessaria per ottenere la nomination, che è di 2.383 delegati. Questo significa che una vittoria a New York non garantirebbe la vittoria finale all’ex segretaria di stato, ma renderebbe quasi impossibile la rimonta di Sanders. Se invece Clinton dovesse perdere, la corsa resterebbe aperta. Sanders potrebbe non recuperare molto in termini di delegati, ma continuerebbe la sua striscia positiva e per Clinton sarebbe difficile gestire una sconfitta nello stato che per otto anni ha rappresentato al senato.

Incertezza in campo repubblicano

Nel Partito repubblicano l’esito del voto di New York è più scontato. Il miliardario Donald Trump è nettamente favorito sul governatore dell’Ohio John Kasich e sul senatore del Texas Ted Cruz. Secondo Five Thirty Eight, Trump ha più del 99 per cento di possibilità di vincere. L’unica incognita riguarda il distacco tra i candidati: se Trump riuscirà a ottenere almeno il 50 per cento dei voti, si aggiudicherà più della metà dei 95 delegati in palio.

Ma in termini generali la situazione è molto più confusa. In questo momento Trump ha 744 delegati, circa 200 in più rispetto a Ted Cruz, ma secondo la maggior parte dei commentatori il miliardario sembra sempre più lontano dai 1.237 delegati necessari per ottenere la candidatura repubblicana, e una vittoria a New York, anche se ampia, potrebbe non avvicinarlo più di tanto all’obiettivo.

Questo significa che ci sono buone probabilità che l’esito delle primarie repubblicane resti incerto fino alla convention che si terrà a luglio a Cleveland.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

I seggi chiuderanno alle 21, ora di New York, le tre di notte in Italia.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it