13 maggio 2021 16:53

Fin dai primi mesi dopo la sua elezione, il pontificato di papa Francesco è stato costellato da piccoli ma evidenti segnali di apertura sulla questione lgbt+. L’ormai famosa risposta “Se una persona è gay, chi sono io per giudicarla?”, data a un giornalista durante un volo di ritorno da Rio de Janeiro nell’estate del 2013, ha rivelato un atteggiamento di Jorge Mario Bergoglio sui diritti civili decisamente meno rigido rispetto ai suoi predecessori. E, anche se nessuna delle sue dichiarazioni ha mai intaccato la dottrina ufficiale della chiesa, gesti come l’esplicito supporto alle unioni civili o la telefonata di incoraggiamento a un papà omosessuale cattolico hanno contribuito ad allentare la pressione del Vaticano sul tema dell’omosessualità e hanno alimentato le speranze di chi, all’interno delle gerarchie ecclesiastiche e della comunità di fedeli, vorrebbe una chiesa più accogliente verso le persone lgbt+.

In questo contesto di cauto ottimismo, a marzo è arrivata come una doccia fredda la dichiarazione della Congregazione della dottrina della fede, un responsum a una serie di quesiti arrivati da diverse parti del mondo, che ha sgombrato il campo da ogni ambiguità su una pratica fino ad allora tollerata: è vietato concedere qualunque forma di benedizione alle coppie omosessuali. Si tratta di una prassi che negli scorsi anni si è diffusa soprattutto in Germania, Belgio, Austria e Francia, a volte con l’implicito benestare dei vescovi. Ma è praticata anche in alcune parrocchie italiane, dove tra i casi più conosciuti ci sono don Fabio Corazzina, deciso sostenitore dei diritti lgbt+ a Brescia, e don Alessandro Santoro, che nel 2009 è stato sospeso per sei mesi dall’arcivescovo di Firenze per aver celebrato il matrimonio tra un uomo cisgender e una donna trans.

Nelle principali chiese riformate del mondo quella di benedire le coppie omosessuali è una pratica ormai accettata. Tra i casi più eclatanti c’è quello della chiesa luterana di Svezia, che ha introdotto le benedizioni per coppie omosessuali nel 2009 e il cui vescovo della diocesi di Stoccolma è una donna lesbica, Eva Brunne, sposata con la sua compagna sia civilmente sia in chiesa. Più di recente anche le chiese anglicane del Regno Unito hanno approvato una speciale benedizione per le coppie dello stesso sesso, unendosi tra le altre alle chiese protestanti di Germania, Svizzera, Brasile e Canada.

Lo strappo tedesco può essere considerato un fronte del più ampio conflitto tra tradizionalisti e liberali che si consuma in Vaticano

In ambito cattolico la pratica non è mai stata ufficialmente autorizzata, ma la sua crescente diffusione ha spinto il Vaticano a prendere una posizione netta al riguardo e vietarla in quanto “imitazione di un sacramento” e perché “non si può benedire un peccato”. Le reazioni di delusione per il responsum sono arrivate da più parti del mondo cattolico. “Non sono stato contento della dichiarazione della Congregazione per la dottrina della fede”, ha detto l’arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn, in un’intervista all’agenzia stampa cattolica austriaca Kathpress. “Per la semplice ragione che il messaggio passato nei media di tutto il mondo è stato solo un ‘no’. E questo è un no alla benedizione, qualcosa che ferisce molte persone nel profondo”. Ancora più dura la reazione dell’arcivescovo di Anversa Johan Bonny, che all’indomani della dichiarazione vaticana ha scritto un editoriale per il quotidiano belga De Standaard in cui si è scusato pubblicamente con le coppie gay e ha confidato ai lettori di essere arrabbiato e di vergognarsi perché la chiesa continua a etichettare l’omosessualità come un comportamento incompatibile con la religione cattolica.

Ma la vera sfida alla presa di posizione di Roma è arrivata dalla Germania lo scorso 10 maggio, quando oltre cento parrocchie cattoliche hanno offerto benedizioni di massa alle coppie omosessuali in un atto di aperta contrapposizione nei confronti del Vaticano. L’iniziativa è partita da una petizione lanciata da 16 preti all’indomani della dichiarazione della Congregazione e, dopo aver superato velocemente le duemila firme, è diventata l’occasione per organizzare una giornata nazionale di benedizioni per tutte le coppie, etero e gay. “Non rifiuteremo le cerimonie di benedizione a nessuno”, si legge nel comunicato diffuso dagli organizzatori, “continueremo ad accompagnare le persone che scelgono di unirsi in una relazione vincolante e a benedire le loro unioni”. L’iniziativa è stata un successo sia dal punto di vista dell’affluenza sia da quello mediatico, finendo sui giornali di tutto il mondo. In alcuni casi le cerimonie sono state trasmesse in streaming e anche diverse parrocchie dove non si erano prenotate coppie per le benedizioni hanno esposto delle bandiere rainbow sulla facciata.

Lo strappo tedesco può essere considerato un fronte del più ampio conflitto tra tradizionalisti e liberali che si consuma dietro le quinte del Vaticano fin dall’ascesa di Bergoglio, ed è perfino possibile che il papa stesso, benché ufficialmente l’abbia approvata, non fosse necessariamente favorevole a una presa di posizione così netta sulla questione delle benedizioni. In ogni caso, il fatto che questa protesta si levi proprio dalla base cattolica della Germania è un fatto che Roma non potrà ignorare. La chiesa cattolica tedesca è infatti tra le più ricche e influenti del mondo, ma anche tra quelle più danneggiate dallo scandalo dei preti pedofili. Secondo i dati ufficiali, dal 1990 a oggi una media di centomila persone ogni anno – con un picco di 272mila nel 2019 – ha chiesto che all’anagrafe venisse cancellata la propria registrazione alla chiesa cattolica (in Germania alla nascita viene chiesto di dichiarare la propria religione e confessione).

Di fronte a questa inarrestabile emorragia di fedeli, i vescovi tedeschi sono impegnati in una serie di incontri periodici per discutere la necessità di rinnovare alcuni aspetti della dottrina su temi come il ruolo delle donne nel clero, il celibato dei preti e le coppie gay. Secondo gli esponenti più liberali delle gerarchie ecclesiastiche il drastico intervento su quelli che ritiene inaccettabili anacronismi è diventata per la chiesa tedesca una questione di sopravvivenza. E alcuni osservatori lasciano aleggiare il rischio di arrivare a uno scisma.

“Tra quelli che hanno abbandonato la nostra chiesa ci sono molte coppie gay”, ha dichiarato il 10 maggio il sacerdote Reinhard Kleinewiese al New York Times, commentando il fatto che nella sua parrocchia ad Ahlen, nella Germania occidentale, si sono presentate per la benedizione solo coppie etero. “Non possiamo ignorare la realtà che molte persone omosessuali si sono già allontanate. Molte hanno smesso di venire a messa. Ma questa giornata è stata comunque importante per ribadire il fatto che noi non siamo affatto d’accordo con Roma su certe questioni e divieti”.

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