19 ottobre 2015 17:11

La prima cosa che salta agli occhi è la persistenza delle disuguaglianze di classe e della segregazione economica basata sul colore della pelle. A ogni incrocio ci sono dei mendicanti, ovviamente neri. La novità è che tengono in mano dei sacchetti grigi: non si limitano più a chiedere una moneta o due, ma offrono ai guidatori la possibilità di sbarazzarsi della spazzatura che si accumula nelle loro automobili.

Mi dicono che per i neri è molto difficile entrare a far parte del mondo degli affari, che rimane quasi esclusivamente bianco. Chiunque si interessi di attualità internazionale lo sa bene, ma vederlo di persona è sempre un pugno nello stomaco.
L’articolo 3 della carta della libertà dell’African national congress (Anc) dice che “tutti i cittadini devono accedere alle ricchezze del paese”. Ho letto questa frase scolpita su una colonna del memoriale dedicato a quel documento in piazza Walter Sisulu, nel quartiere Kliptown, a Soweto. Ogni colonna ospita un principio della carta, che promette un Sudafrica anticapitalista in cui non c’è posto per le divisioni razziali. Mi è venuta la pelle d’oca.

L’edificio dove il 26 giugno 1955 i tremila delegati della Congress alliance (guidata dall’Anc) approvarono la carta non esiste più ed è stato sostituito da questo memoriale. Accanto alle colonne ci sono delle cornici vuote che contenevano le foto di quell’evento storico. Le tracce di vetri rotti dimostrano che gli attuali abitanti di Soweto non si fanno prendere dalla nostalgia.

Questa rubrica è stata pubblicata il 16 ottobre 2015 a pagina 28 di Internazionale, con il titolo “Le colonne di Soweto”. Compra questo numero| Abbonati

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