28 novembre 2014 14:24

“Ok, mi faccia capire bene: se io e mio marito vogliamo sposarci in Danimarca dobbiamo prima divorziare in Svizzera. Giusto?”. “Sì, esatto!”.

La funzionaria dell’anagrafe di Copenaghen era visibilmente soddisfatta che fosse finalmente tutto chiaro. Ma io non riuscivo a capacitarmi. Mentre in Italia le autorità devono fare i conti con il pasticcio della registrazione dei matrimoni omosessuali contratti all’estero, la giungla dei diritti lgbt europei si arricchisce di un nuovo inedito capitolo: devi divorziare in un paese e poi risposarti in un altro.

Avevo spiegato alla signora che la nostra unione civile in Svizzera include praticamente tutti gli stessi diritti di un matrimonio, e volevo capire se in Danimarca potesse essere convertita automaticamente in matrimonio a pieno titolo o se invece fosse necessario risposarsi.

“Solo le unioni civili contratte in Danimarca posso essere trasformate automaticamente in matrimonio. E invece per sposarsi bisogna essere celibi, e voi non lo siete”.

Ok, quindi che dobbiamo fare? “Dovete divorziare in Svizzera e poi risposarvi qui”.

Alla fine la funzionaria deve aver colto il mio sguardo perplesso, e ha detto: “Ma se l’unione civile svizzera ha gli stessi diritti del matrimonio, perché volete risposarvi? Vi piace l’idea della festa?”.

Il mio sguardo è passato da perplesso a torvo. “Ora le spiego: in Svizzera non è ancora entrata in vigore la modifica sulla legge delle unioni civili che permetterà di adottare i figli biologici dell’altro. Più che fare una festa ci piacerebbe essere riconosciuti entrambi come genitori legali dei nostri figli. Possibilmente prima che raggiungano la maggiore età”.

“Ah ma questo si può fare”, ha ribattuto lei. “Non ci sono requisiti di stato civile per l’adozione: sposati, single, gay, etero, va bene tutto. Voi dovete solo fare domanda congiunta in quanto partner in un’unione civile”.

Per fortuna la legge sulle adozioni è una cosa semplice.

Poi però si passerà alla trascrizione dell’atto in Italia, e allora lì ci sarà da divertirsi. Avvertirò Alfano, certo, ma non prima di aver chiamato il sindaco della mia città. Un certo Ignazio Marino.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it