02 settembre 2016 19:30

Nick Cave, Jesus alone
Anche impegnandosi, nessun cantautore potrebbe assomigliare a Nick Cave. Il musicista australiano ha un approccio alla musica così totalizzante che è difficile anche solo avvicinarsi alla sua intensità, sia in studio che sul palco. È stato così fin dagli esordi con i Birthday party. Non è una sorpresa quindi che Cave abbia reagito alla tragica morte di suo figlio Arthur nell’unico modo che conosce: si è ributtato a capofitto nella musica e ha finito il disco a cui stava lavorando. Forse è per questo che Jesus alone, il primo singolo estratto dal nuovo album Skeleton tree (in uscita il 9 settembre), assomiglia molto a un’elegia funebre, nella quale il suo lutto personale (”You fell from the sky, crash landed in a field”) assume una valenza universale. Musicalmente, siamo dalle parti di Push the sky away. Il testo del brano è un pugno allo stomaco, la voce di Cave è struggente come al solito e gli archi arrangiati da Warren Ellis aggiungono un senso di minaccia incombente.

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Verdena, Tanca
A volte le cose che sulla carta sembrano perfette alla prova dei fatti deludono un po’. È il caso di Split, il nuovo ep pubblicato dai Verdena e da Iosonouncane. Partiamo da un fatto: siamo di fronte a due pesi massimi della musica italiana, che ci hanno regalato album bellissimi. Detto questo, in Split c’è qualcosa che non funziona. I Verdena fanno troppo i Verdena, per esempio, aggredendo i pezzi di Incani con le loro chitarre affilate. E se questa scelta funziona in Tanca, che diventa una cupa cavalcata rock, è meno efficace in Carne, che perde l’originale atmosfera sognante. Iosonouncane invece non riesce a trasferire, come credo avesse intenzione di fare, lo spirito di Die nei brani del gruppo bergamasco e finisce per appiattire le canzoni in una psichedelia troppo cupa e statica. A prescindere dalle critiche, Split è una collaborazione coraggiosa e da ascoltare.

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Motion graphics, Lense
La musica di Motion Graphics potrebbe essere stata composta da un algoritmo, tanto è candida e precisa. Il suo fascino risiede proprio in questa ubriacatura sintetica, che ricorda i classici dell’elettronica ma anche il più recente Platform di Holly Herndon. L’album di debutto, che si intitola proprio Motion graphics è anche un omaggio pop alla musica contemporanea di Steve Reich e Philip Glass. È stato pubblicato ad agosto dalla Domino records.

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Wovenhand, Golden blossom
David Eugene Edwards si è mosso sempre sottotraccia nel folk rock statunitense. Prima con gli ottimi 16 Horsepower (Secret south è uno dei dischi folk rock più belli dei primi anni duemila), poi con i Wovenhand, ha scritto canzoni brillanti e allergiche alle mode, cogliendo sempre il lato più gotico della grande tradizione musicale americana. Star treatment, il nuovo album dei Wovenhand, è stato registrato negli studi Electrical Audio di Steve Albini ed è l’ennesima conferma della sua bravura. L’imminente tour europeo della band purtroppo non passerà in Italia.

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The Verve, Shoeshine girl (Sawmills session)
Chi era adolescente alla fine degli anni novanta se lo ricorda molto bene, quel video. Per molti i Verve, band di Wigan guidata dal carismatico Richard Ashcroft, erano quelli di Bittersweet symphony. Ma le cose non stanno esattamente così: prima del successo di Urban hymns e dello scioglimento, i Verve erano semplicemente un’ottima band di rock psichedelico, che non disdegnava le ballate e dava il meglio di sé dal vivo. Il 9 settembre uscirà l’edizione deluxe dei loro primi due album, A storm in heaven e A northern soul, usciti rispettivamente nel 1993 e nel 1995. Nella ristampa ci sono anche due inediti: Shoeshine girl e South Pacific.

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