10 marzo 2014 12:32

Ci sono tutti, illustrati con attenzione dal disegnatore Luca Ferrara: Berlusconi, “l’utilizzatore finale”, come lo ha definito una volta uno dei suoi avvocati evocando le conquiste del suo cliente; il consigliere regionale della regione Lombardia Nicole Minetti, sorta di madama incaricata di sorvegliare le ragazze dell’harem; Emilio Fede, giornalista e reclutatore; Lele Mora, agente delle star che faceva intravedere alle sue prede il sogno di una carriera in televisione. E poi c’è Karima El Mahroug, detta Ruby, che presta il suo nome al primo fumetto dedicato allo scandalo che nel 2010 ha precipitato il Cavaliere verso il suo crepuscolo: Ruby. Sesso e potere ad Arcore, pubblicato dalla casa editrice Round Robin.

Per chi negli ultimi anni fosse rimasto su Marte, ricordiamo brevemente il caso. Nel maggio del 2010 Ruby, all’epoca minorenne, è arrestata per furto e portata in commissariato a Milano. Nata in Marocco e cresciuta in Sicilia, la ragazza era fuggita dalla sua famiglia e dall’isola con grandi sogni di gloria. Scovata da Fede in un concorso di bellezza, Ruby era stata invitata a Milano e poi presentata a Berlusconi nella sua villa di Arcore.

L’arrivo di Ruby ad Arcore

Ben presto la ragazza, nonostante la sua giovane età, diventerà una delle principali protagoniste delle orge del bunga bunga. In occasione del suo fermo il suo influente protettore, temendo possibili rivelazioni, chiamerà più volte di persona il commissariato per farla rilasciare con il pretesto che “Karima El Mahroug è la nipote di Mubarak”.

“È stato un editore tedesco a darmi l’idea di tornare su questa storia”, racconta l’editore Luigi Politano. “‘Perché non fai un fumetto su Nicole Minetti?’ mi ha chiesto. Piano piano l’idea si è fatta strada e così mi sono rivolto a Gianni Barbacetto”. Barbacetto, l’autore della sceneggiatura (insieme a Manuela D’Alessandro), è il giornalista che il 26 ottobre 2010 ha rivelato sulle pagine del Fatto Quotidiano il caso Ruby. Il giornalista stava scrivendo un piccolo libro proprio sulla procedura che il 27 giugno 2013 ha portato alla condanna in primo grado di Berlusconi a sette anni di carcere per prostituzione minorile e per concussione. “Il caso era perfettamente noto attraverso i giornali, ma ho pensato che questo pezzo di storia italiana meritasse un trattamento diverso”.

A dire il vero l’opera delude un po’ per mancanza di ambizione. La sceneggiatura è troppo vicina ai racconti dei vari testimoni e agli estratti dei verbali. I personaggi non sono abbastanza incisivi (eppure il caso Rubi è il vero romanzo italiano di questo inizio millennio, con il suo mix di politica, sesso, denaro, televisione e potere) e il risultato non riesce a superare lo stadio di semplice cronaca giudiziaria e di una ricostituzione per immagini.

Il resto della compagnia li raggiunge

Ma questo tentativo, che apre la strada a un nuovo modo di trattare l’attualità recente, è il benvenuto. Inoltre il caso Ruby potrebbe anche interessare il cinema (sull’esempio di Abel Ferrara con il caso Strauss-Kahn), se non fosse che Berlusconi, attraverso la sua società di produzione Medusa, è uno dei principali protagonisti economici della settima arte italiana. Nel frattempo gli scrittori italiani non hanno ancora affrontato direttamente questa pagine della storia contemporanea, come se aspettassero che i giornalisti di investigazione passino loro il testimone o che i giudici abbiano pronunciato la sentenza definitiva.

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