14 novembre 2014 16:27

Due giorni, una notte

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Non è mai successo che un film dei fratelli Dardenne sia passato da Cannes senza portarsi via un premio. Due Palme d’oro (Rosetta e L’enfant), un gran premio della giuria (Il ragazzo con la bicicletta) e altri premi minori. E anche l’ultimo Due giorni, una notte, ha vinto uno di quei premi che non fanno notizia (il premio della giuria ecumenica) ma che fanno numero. Ai Cahiers il film non è piaciuto per niente, ma sono praticamente gli unici e addirittura per qualcuno questo potrebbe essere un motivo in più per andarlo a vedere. E poi c’è Marion Cotillard (che stavolta non è costretta a recitare in inglese, magari con accento polacco) che spesso da sola è un buon motivo per vedere un film.

Frank

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Frank di Lenny Abrahamson è la mia prima scelta. Ad alcune civetterie (come molti altri film di quest’anno fa vedere i tweet e i messaggi direttamente sullo schermo, mentre i personaggi li compongono) contrappone elementi più radicali (c’è Michael Fassbender, eccome se c’è, ma dov’è?), surreali al limite del grottesco che però raccontano bene come genio e follia spesso siano due facce della stessa medaglia. A noi arriva il genio, e la sua follia è solo un elemento di fascino in più, ma al genio la follia resta attaccata e solo un mediocre (che in questo caso è Domhnall Gleeson) può pensare di separare le due cose. C’è anche Maggie Gyllenhaal.

Lo sciacallo

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L’altro Gyllenhaal, Jake, è invece il protagonista di Lo sciacallo, debutto alla regia di Dan Gilroy (sceneggiatore di Bourne legacy ma anche di Rischio a due). Gyllenhaal interpreta Louis, un disoccupato che si reinventa come reporter d’assalto a caccia di immagini macabre su luoghi di incidenti e delitti, da vendere ai network tv. Lo sciacallo è presentato come un thriller ma forse è più una satira cupa fino all’eccesso delle più ciniche deviazioni dei mezzi d’informazione: Lou Lumenick del New York Post l’ha definito “il figlio mutante” di L’asso nella manica di Billy Wilder.

Non so se avete notato, in questi giorni, l’onnipresenza di Christian De Sica su tutti i canali tv, in ogni trasmissione possibile. Forse il fenomeno è legato all’uscita di La scuola più bella del mondo, commedia di Luca Miniero in cui De Sica (comunque una risorsa del nostro cinema) fa coppia con Rocco Papaleo. La sinossi parla di “commedia degli equivoci ambientata nel mondo della scuola”. Chissà se è lo stesso mondo della scuola che venerdì mattina è sceso in piazza contro le riforme e le privatizzazioni. Comunque, per andare sul sicuro, il film è uscito in 500 copie.

La foresta di ghiaccio

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Forse meglio La foresta di ghiaccio di Claudio Noce, thriller nordico e di frontiera con un cast interessante (oltre a Emir Kusturica ci sono Domenico Diele, Adriano Giannini e Ksenia Rappoport) o il ritorno di Marco Risi con Tre tocchi.

Clown

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Escono anche un altro film con Juliette Binoche (e Cliwe Owen) Words and pictures (occhio a non confondersi perché Sils Maria è molto meglio) e l’horror Clown in cui tutto parte da una festa per bambini andata male. Con Peter Stormare.

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