26 maggio 2011 00:00

L’Associazione docenti italiani nella sua newsletter pubblica le relazioni di un suo recente seminario internazionale, “Il dito e la luna”. I presenti sono stati affascinati in particolare da un giovane finlandese, Teemu Arina.

Come Teemu Leinonen, che ne ha scritto in marzo, e altri studiosi ed educatori, finlandesi e non, Arina è convinto delle potenzialità che il Flosse (free, libre and open source soft­ware in education) apre alle scuole. Sappiamo quanto l’accesso a internet possa essere inegualmente distribuito nel mondo (20 per cento in Asia, 10 per cento in Africa), ma dove giunge sconvolge, dice Arina, i vecchi modi di fare scuola.

A classi e insegnanti ben formati offre la via per costruire un apprendimento efficace, un circolo virtuoso tra connessioni, interazioni e condivisione. Sta a chi insegna parteciparvi, guidare, sollecitare. Conservatori intelligenti, come Fabrice Hervieu-Wane (se n’è qui detto di recente) sanno bene che il cloud, l’immensa nube delle interazioni in rete, sta cambiando condizioni secolari che nelle scuole favorivano insegnamenti e apprendimenti ridotti alla ripetitività.

Di suo Arina non aggiunge solo esperienze e ottimismo, ma anche afferma che, con o senza internet, sono i profondi cambiamenti di assetto delle società a spingere ad abbandonare l’apprendere come puro ripetere. Solo un’osservazione: i bravi maestri e allievi, almeno dai tempi di Socrate, non ridussero mai il sapere al pedissequo ripetere. Ma, certo, chi così fa ha oggi vita sempre più difficile.

Internazionale, numero 899, 27 maggio 2011

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it