19 settembre 2014 07:00

In patria il presidente francese François Hollande viene aspramente criticato su tutti i fronti, ma bisogna rendergli giustizia almeno su un punto. Per quanto riguarda l’Europa e il mondo, i due argomenti che hanno monopolizzato la sua conferenza stampa del 18 settembre, le sue politiche sono state incontestabili e comunque più responsabili di quelle di altre potenze.

Il presidente francese ha avuto ragione a intervenire in Mali prima che il paese cadesse nelle mani di jihadisti che non avevano nulla da invidiare allo Stato islamico. Hollande ha deciso di correre un grande rischio mentre gli Stati Uniti guardavano altrove e i partner europei, a cominciare dalla Germania, si limitavano ad augurargli buona fortuna. È grazie a questo intervento che il Sahel è scampato a una destabilizzazione generale. Se l’invio di truppe in Repubblica Centrafricana non ha avuto lo stesso successo, ha comunque contribuito ad arginare un caos che avrebbe potuto sfociare rapidamente in un conflitto regionale.

In Siria, Hollande aveva capito che l’unico modo di arrivare a un compromesso politico era quello di aiutare la corrente democratica della ribellione per non lasciare campo libero ai terroristi sanguinari che avrebbero poi formato lo Stato islamico. Se la Francia fosse stata ascoltata e se Barack Obama non avesse commesso l’errore di non reagire all’uso di armi chimiche da parte dell’esercito siriano, non ci sarebbe stato bisogno di costruire una fragile coalizione internazionale per combattere lo Stato islamico, armando in ritardo i ribelli siriani per spingerli ad affrontare sul campo il mostro a cui la cecità americana ha permesso di svilupparsi.

Sull’Ucraina, il presidente francese ha il merito di aver evitato una rottura all’interno dell’Unione integrando la Polonia nel fronte franco-tedesco e mantenendo l’equilibrio tra le sanzioni economiche contro Putin e l’incessante ricerca di un compromesso accettabile tra Kiev e la Russia. La crisi non è ancora risolta, ma vale la pena continuare a tentare.

Anche per quanto riguarda l’Unione europea, la Francia ha agito nel modo migliore. Fin dal giorno della sua elezione Hollande ha chiesto la svalutazione dell’euro, e finalmente la Banca centrale si è decisa a intraprendere questa strada. Il presidente francese ha preteso a lungo investimenti europei per rilanciare le economie europee, e oggi la Commissione ha un presidente che segue questo programma, a cui la Germania ha smesso di opporsi. Qualsiasi cosa pensi Angela Merkel del deficit francese, infine, il suo riassorbimento sarà rimandato, perché le riforme strutturali (come dimostra il caso della stessa Germania) hanno bisogno di tempo, denaro e decisioni impopolari.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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