22 ottobre 2014 13:04

Chimamanda Ngozi Adichie, Americanah
Einaudi, 458 pagine, 21 euro

La nigeriana ormai americana Adichie ha molto successo e, da intellettuale esemplare del nostro tempo confuso, scrive ponderosi romanzi di minuziosa evocazione storica ed esplorazione antropologica dell’universo africano (i fanatismi religiosi, la guerra del Biafra, la nuova classe dirigenziale e i suoi rapporti con gli altri, in patria e nel mondo) e di quello degli Stati Uniti, pur sempre imperiali.

Non ha ancora quarant’anni ma ha alle spalle due grandi successi (L’ibisco viola, Metà di un sole giallo). E anche Americanah vincerà premi e venderà bene.

Narra di una nigeriana che studia a Princeton, richiama il suo passato e la decisione di abbandonare il suo paese per gli Stati Uniti, la sua curiosa strada per il successo, l’insicurezza (e delusione) nel mondo delle opportunità e la decisione di tornare nella vecchia patria da un vecchio amore che nel frattempo ha fatto carriera e si è sposato.

Due fughe, infine, e un ambiguo ritorno verso cosa? Tra lì e là non c’è più un qui.

Questo lungo romanzo di stampo ottocentesco, ben scritto e che aiuta a capire più cose, si legge ammirati e insoddisfatti: c’è molto da imparare sui nuovi intellettuali della globalizzazione, su nuovi ceti e nuovi ambienti (raramente entusiasmanti) e sui loro ieri e i loro oggi, ma i tormenti che vivono finiscono per annoiare: un mondo nuovo andrebbe affrontato, crediamo, in modo nuovo.

Internazionale, numero 1073, 17 ottobre 2014

Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2014 a pagina 102 di Internazionale, con il titolo “Un vecchio mondo nuovo”. Compra questo numero | Abbonati

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