11 febbraio 2014 18:24

Il presidente della repubblica italiana ha le spalle larghe. Alcuni vorrebbero vederlo testimoniare nel processo in corso in Sicilia sulla trattativa segreta tra stato e mafia; altri (talvolta le stesse persone) vorrebbero vederlo lasciare il Quirinale con una procedura di impeachment all’italiana che non ha alcuna possibilità di andare in porto. E adesso lo si accusa anche di aver fatto il suo dovere.

In un paese in cui l’imprudenza è eretta a sistema gli si rimprovera di aver preso contatti con Mario Monti già nell’estate del 2011 per testare la sua disponibilità a diventare presidente del consiglio al posto di un Silvio Berlusconi sempre più screditato. Come poi è successo nel novembre dello stesso anno.

Infatti in un libro pubblicato da Rizzoli,

Ammazziamo il Gattopardo, il giornalista statunitense Alan Friedman “rivela” che nell’estate del 2011 il presidente della repubblica aveva contattato segretamente il Professore mentre il Cavaliere (che sei mesi prima era sfuggito per un pelo a un voto di sfiducia e le cui divergenze con il ministro dell’economia erano sempre più evidenti) aveva ricevuto una lettera firmata dal presidente della Bce Jean-Claude Trichet e dal suo collega della Banca d’Italia Mario Draghi che gli dettavano la politica da adottare.

Già questo avrebbe dovuto far capire quale sarebbe stato il corso degli eventi e che i giorni del Caimano erano contati. Una cosa di cui si era resa conto anche la stampa italiana. Di conseguenza si può capire che “re Giorgio”, come lo chiamano i suoi detrattori, abbia voluto prendere le sue precauzioni.

Ma appena qualcuno dimostra un po’ di iniziativa, gli si rimprovera di fare troppo. Cosa? Prevedere la fine di un governo mentre era ancora al suo inizio! Cosa? Preoccuparsi della reputazione dell’Italia mentre Berlusconi con Noemi Letizia e Ruby Rubacuori, metteva in ridicolo il paese! Cosa? Anticipare la sua caduta mentre la borsa di Milano perdeva cinque punti e lo spread aumentava di dieci!

Si possono - e io l’ho fatto - rimproverare molte cose a Napolitano: le sue arie da grande faraone al quale si deve assoluta devozione, un modo di esprimersi troppo complicato, una condotta a volte ambigua, il suo modo di confondere i risultati delle urne. Ma di certo non gli si può rimproverare di non aver fatto il suo lavoro.

Il Movimento 5 stelle, il giornalista Marco Travaglio del Fatto Quotidiano, gli elementi più battaglieri di Forza Italia e la Lega Nord gridano al tradimento, al colpo di stato, alla congiura. “Solo fumo”, risponde con tranquillità Napolitano. Nel frattempo la promozione del libro e delle sue “rivelazioni” è garantita.

(Traduzione di Andrea De Ritis)

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