21 ottobre 2014 15:04

1. Ila Rosso, La storia è sempre quella
“Non è con le canzoni che arrivo a fine mese / tra un po’ sarò costretto alla questua nelle chiese”. Fischietta, il “cantastorie laureato in fisica”, ma è il destino di molti laureati. Anche quelli bravi, quelli prodotti da due dei Perturbazione, quelli con il secondo album, Secondo me i buoni, in uscita. L’amarezza si spalma come nutella, e nella taverna degli Ultimi ubriaconi la tentazione di dargli del Mannarino di Torino sarebbe forte; ma potrebbe perfino essere Llewyn Davis se i fratelli Coen fossero di Bricherasio, tanto è bravo e, malgrado se stesso, simpatico.

2. The Juan MacLean, A simple design
Agli antipodi: Giorgio Moroder e la disco, funky elettronica o new wave pallida albionica, prodotta a Monaco di Baviera e ballata a Berlino. Un amalgama di dance classica, sequencer, e la scienza sintetica del titolare John MacLean, con la voce di Nancy Whang (una delle creature più cool del pianeta, sinoamericana vocalist post punk dance cresciuta a Portland e rodata con gli Lcd Soundsystem) a indossare le tracce dell’album In a dream come fossero vestiti di Issey Miyake. Pezzi di design sonoro, un poco deumanizzati ma ostinatamente ascoltabili.

3. Mario Venuti, Passau a cannalora
Qui Passau non è la cittadina tedesca sul Danubio, ma la voce sicula del verbo passare. È nell’album Il tramonto dell’occidente, che contiene anche la canzone I capolavori di Beethoven, in cui il superospite e nume tutelare Franco Battiato quasi fa ammenda per aver cantato “a Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata”. I tre discepoli all’opera (oltre a Venuti anche Francesco Bianconi dei Baustelle e Kaballà) puntano a mitteleuropa e synth pop, shivaismi tantrici e Tomorrow never knows, Wilco e processioni di Sant’Agata. A Catania va bene.

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2014 a pagina 108 di Internazionale, con il titolo “Cannalora soundsystem”. Compra questo numero | Abbonati

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