Autobomba a Sanaa, all’indomani del fallimento dei negoziati dell’Onu

L’esplosione è avvenuta vicino a una moschea frequentata dai miliziani sciiti houthi, e ha causato due morti. Gli aerei da guerra sauditi hanno ripreso i raid sul porto yemenita di Aden. I colloqui per la pace di Ginevra si sono conclusi senza un accordo

L’Onu prepara nuovi negoziati per la pace nello Yemen

Lo Yemen è “a un passo dalla carestia” e ha urgente bisogno di una tregua umanitaria, secondo quanto ha riferito al consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite l’inviato speciale nel paese, Ismail Ahmed. Le trattative per un cessate il fuoco in Yemen sono fallite il 19 giugno a Ginevra, ma oggi Ahmed ha annunciato di voler proseguire le consultazioni per una seconda sessione di negoziati, senza però fissare una data.

Circa 21 milioni di yemeniti hanno bisogno di aiuti umanitari, quasi l’80 per cento della popolazione: al rischio di carestia si aggiungono poi un’epidemia di dengue e il timore di una recrudescenza della poliomelite.

Autobomba vicino a una moschea houthi a Sanaa, almeno due morti

Un’autobomba è esplosa a Sanaa, capitale dello Yemen, vicino alla moschea Qiba al Mahdi, frequentata dai ribelli sciiti houthi. Lo hanno riferito testimoni oculari, aggiungendo che il primo bilancio delle vittime è di almeno due morti e sei feriti.

Il gruppo Stato islamico ha rivendicato mercoledì 17 giugno la responsabilità di alcune autobombe che hanno ucciso due persone e ne hanno ferite altre decine, vicino alle moschee e le basi degli houthi nella capitale yemenita.

Nuovi raid aerei nello Yemen all’indomani del fallimento dei negoziati

Gli aerei da guerra sauditi hanno ripreso dall’alba gli attacchi sul porto yemenita di Aden, controllato dai ribelli sciiti houthi, all’indomani del fallimento dei colloqui di pace a Ginevra. Almeno 15 raid hanno colpito le vie di accesso settentrionale, occidentale e orientale alla città portuale, secondo una fonte filogovernativa. “L’obiettivo è chiudere il cappio attorno ai ribelli houthi e aiutare il comitato di resistenza popolare”, leale al presidente in esilio in Arabia Saudita Abd Rabbo Mansur Hadi, ha spiegato la stessa fonte secondo cui i ribelli hanno bombardato vari quartieri di Aden, uccidendo quattro persone e ferendone diverse.

Ieri sera le Nazioni Unite hanno fatto sapere che i colloqui per la pace a Ginevra si sono chiusi senza un risultato. I ribelli, sostenuti dai combattenti fedeli al deposto presidente Ali Abdullah Saleh, hanno conquistato gran parte del paese, costringendo Hadi alla fuga. Da marzo la coalizione guidata da Riyadh sta bombardando le postazioni delle milizie houthi e dei loro alleati. Il conflitto ha causato finora 2.600 morti e l’80 per cento della popolazione yemenita – secondo l’Onu – ha urgente bisogno di aiuti umanitari.

Sono falliti i negoziati di pace per il conflitto nello Yemen

I colloqui di pace a Ginevra tra i ribelli houthi, che controllano parte dello Yemen, e i rappresentanti del governo in esilio sono falliti. Lo ha dichiarato ad Al Jazeera il ministro degli esteri yemenita Riad Yassin. La sua delegazione è pronta a lasciare il tavolo dei negoziati e a tornare in Arabia Saudita.

“Finora non abbiamo raggiunto nessun risultato e gli houthi non hanno risposto a nessuna delle nostre richieste”, ha detto Yassin. “Non ci sono progressi, non abbiamo ricevuto nessuna proposta”. Secondo il ministro yemenita la delegazione degli houthi non ha nemmeno lasciato l’hotel di Ginevra in cui alloggia.

Le Nazioni Unite avevano già fatto sapere che le due parti non erano riuscite a trovare un accordo neanche sul numero di delegati ammessi ai negoziati: mentre il governo in esilio voleva non più di dieci delegati, gli houthi volevano partecipare in 22. Inoltre la mancata partecipazione dell’Arabia Saudita ai colloqui non faceva sperare in un esito positivo.

Le Nazioni Unite hanno lanciato un appello per raccogliere 1,6 miliardi di dollari per aiutare la popolazione yemenita. L’Onu ha definito il conflitto nello Yemen “una catastrofe”.

Secondo il portavoce delle Nazioni Unite a Ginevra, 21 milioni di yemeniti hanno bisogno di aiuti: si tratta dell’80 per cento della popolazione.

I jihadisti del gruppo Stato islamico rivendicano gli attentati nello Yemen

Sono due le persone rimaste uccise nei quattro attentati avvenuti ieri a Sanaa. I feriti sono almeno 60. Gli attacchi, realizzati con delle autobombe, sono stati rivendicati dal gruppo jihadista Stato islamico. A riferirlo, l’agenzia di stampa yemenita Saba.

Le quattro esplosioni hanno colpito la capitale dello Yemen, mentre sono in corso a Ginevra, in Svizzera, i colloqui di pace tra i delegati dei ribelli sciiti houthi e i rappresentanti del governo in esilio del presidente yemenita Abd Rabbo Mansur Hadi, sotto l’egida dell’Onu.

Alla vigilia del primo giorno di Ramadan, tre ordigni hanno centrato le moschee di Hashush, Kibsi e al Qubah al Khadra. Un’ autobomba ha invece fatto saltare in aria l’ufficio politico del movimento Ansarullah degli houthi. Il gruppo jihadista sunnita ha spiegato la motivazione degli attacchi: “una vendetta” contro gli sciiti houthi, che hanno invaso Sanaa e ucciso molti cittadini di religione sunnita, la maggioranza nel paese.

Recentemente, lo Stato islamico ha condotto molte operazioni nello Yemen, un territorio controllato a lungo dall’organizzazione sunnita Al Qaeda nella penisola araba (Aqap). Aqap è stata colpita duramente due giorni fa, quando un drone statunitense ha ucciso uno dei principali leader del gruppo, Nasser al Wuhayshi.

Intanto i colloqui a Ginevra, estesi fino a venerdì 19 giugno, continuano con scarsi risultati. L’obiettivo dei negoziati è il raggiungimento del cessate il fuoco tra i due schieramenti. I ribelli houthi e le forze fedeli all’ex presidente Ali Abdallah Saleh sarebbero a favore di una tregua, ma rifiutano di ritirarsi dalle aree da loro controllate, come richiesto dal governo in esilio di Abd Rabbu Mansour Hadi, sostenuto dall’Arabia Saudita.

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