30 dicembre 2015 15:06

I centrafricani hanno cominciato a votare con entusiasmo, il 30 dicembre, per eleggere presidente e parlamento.

A Bangui alcuni seggi hanno aperto in ritardo, soprattutto nel quartiere musulmano Pk5, bersaglio di alcuni colpi di mortaio dopo il referendum costituzionale del 13 dicembre e ora presidiato dai caschi blu. I risultati del referendum del 13 dicembre sembrano appoggiare le riforme costituzionali proposte, incluso il termine massimo di due mandati presidenziali. Ma le violenze scoppiate subito dopo il voto non sembrano deporre positivamente per lo svolgimento delle elezioni (inizialmente previste per il 27 dicembre e poi slittate di tre giorni) e per le sfide che aspettano il nuovo governo. Per la presidenza sono in lizza trenta candidati.

Le violenze sono scoppiate alla fine del 2012 e hanno portato alla deposizione del presidente François Bozizé da parte del movimento Séléka, a maggioranza musulmana. Guidati da Michel Djotodia, i ribelli hanno scatenato un ciclo di violenze intercomunitarie e vendette con le milizie avversarie, le anti-balaka, composte da cristiani e animisti. Djotodia è stato costretto a dimettersi all’inizio del 2014 e Catherine Samba Panza, sindaco di Bangui, è stata nominata presidente ad interim. Si stima che almeno 460mila persone, per la maggiorparte musulmane, siano fuggite dalla Repubblica Centrafricana e altrettante siano sfollate all’interno del paese.