La multinazionale indiana Adani Group ha firmato un accordo da più di 700 miliardi di dollari per costruire un terminal per container nel porto di Colombo, in Sri Lanka. Si tratta del più grande investimento straniero nel settore. Se da una parte l’accordo darà una spinta all’economia del paese gravemente colpito dalla pandemia, dall’altra è un tentativo di New Delhi di frenare la crescente influenza cinese in Sri Lanka. Pechino è già presente con diversi progetti infrastrutturali, come il porto in acque profonde di Hambantota, uno degli snodi fondamentali della Belt and road initiative (la Nuova via della seta). Per ripagare alla Cina un debito di più di otto miliardi di dollari, nel 2017 lo Sri Lanka ha concesso lo scalo in locazione a un’azienda statale cinese per un periodo di 99 anni. In questa partita strategica ogni paese ha i suoi interessi: l’India vuole riaffermare la sua presenza nella regione dell’Indo-Pacifico, la Cina intende rafforzare la sua influenza e lo Sri Lanka deve cercare di accontentare entrambe. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1435 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati