La guerra in Europa

◆ Diversi articoli nell’ultimo numero (Internazionale 1450) evidenziano non solo la necessità che la guerra non distragga l’attenzione dall’altra emergenza, quella legata all’ambiente, ma come i due temi siano correlati: impegnarsi per il popolo ucraino significa anche impegnarsi a eliminare il petrolio e il gas, come scrive Bill McKibben nel suo articolo. Più probabile però che si avveri la conclusione prevista dallo storico Adam Tooze: “Com’è successo in Siria, il conflitto continuerà a essere trasmesso sui social network, ma sarà seguito sempre meno. L’orrore sarà localizzato. Dopo lo slancio liberale del primo fine settimana s’imporrà il primato della politik”. Quindi non potranno che aumentare i profughi economici perché, come conferma il nuovo rapporto dell’Ipcc, saranno i paesi più poveri a pagare maggiormente le conseguenze del cambiamento climatico. Secondo alcuni,non avrebbero diritto di asilo: mi domando se abbiano visto la foto degli afgani che si sono venduti un rene (Internazionale 1450, pagine 10 e 11).
Daniele Baldisserri

◆ In guerra si spara o si muore, ma ciò che succede a chi non spara e a chi non muore è perfino peggio: sopravvive. La sopravvivenza porta con sé consapevolezza e traumi psicofisici che restano vividi nelle persone, nelle famiglie e nelle generazioni future. La guerra è una responsabilità. Non è quasi mai una lotta per la patria o per rivendicare i propri diritti, ma uno scontro con gli altri. Come ci insegna la storia dell’impero romano, è stata sempre usata per risolvere qualsiasi cosa, dai disordini interni a quelli esterni, dalle cause di natura espansionistica a quelle per la successione al trono. La domanda è: si può ancora risolvere tutto con la guerra? Mi torna in mente la teoria dell’eterno ritorno di Friedrich Nietzsche: l’uomo non imparerà mai dai suoi errori e così facendo la storia si ripeterà.
Nicole Romano

◆ Si leggono notizie sulla guerra ma anche molte analisi selle conseguenze economiche che sta causando, soprattutto in Europa per il gas e il petrolio russi. Ovviamente la priorità è quella di aiutare con tutti i mezzi chi sta soffrendo sotto i bombardamenti. Mi chiedo cos’altro possiamo fare di concreto noi europei. La mia proposta è forse troppo semplice. Ognuno potrebbe ridurre i consumi quotidiani: abbassare la temperatura della propria casa, usare l’elettricità quando necessario, prendere l’auto solo se serve. Sono sicuro che se tutti gli europei attuassero questi piccoli accorgimenti ci sarebbe una notevole riduzione dell’importazione di gas e petrolio dalla Russia.
Massimiliano

Errori da segnalare? correzioni@internazionale.it

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1451 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati