Questa raccolta di racconti è popolata da outsider – intrusi che si muovono ai margini della società, dell’amore, della felicità e della vita – le cui storie traboccano di desiderio. Si tingono di rimpianto come le dita dei fumatori si tingono di nicotina. Stuart Evers evita l’impatto stridente dei colori primari e le pennellate decise degli oli, scegliendo invece acquerelli macchiati di ricordi nebbiosi. Il protagonista di uno dei racconti, Ray, sta morendo di cancro. Immagina di essere a Reno, appena sposato, e di essere pianto nel futuro dal figlio, dalla figlia e dalla sua ex, tutti devastati per la perdita. In realtà la sua ex lo odia, sua figlia non si fa sentire da dieci anni e suo figlio può contare sulle ali di un aereo il numero di volte che suo padre gli ha comprato un gelato da bambino. La selettività della memoria, l’abilità umana nel riscrivere la storia e la nostra capacità di autoillusione sono messe a nudo. La memoria, difettosa o causa di tormento, e i suoi riflessi gemelli, l’idealizzazione e la demonizzazione, sono spesso presenti. Evers evita i cliché, illuminando i racconti con scintille di sorpresa. I rari difetti sono facilmente dimenticati grazie alla potenza ossessionante dei racconti: il fumo ti entra nel cuore.
Leyla Sanai, The Independent

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Questo articolo è uscito sul numero 1470 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati