Ginevra, 25 agosto 2022 (Fabrice Coffrini, Afp/Getty)

Le violazioni dei diritti degli uiguri e di altre minoranze musulmane in Cina “potrebbero costituire crimini contro l’umanità”, si legge nel rapporto dell’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani, pubblicato il 31 agosto con molto ritardo poco prima che Michelle Bachelet (nella foto) terminasse il suo incarico alla guida dell’agenzia. Si stima che dal 2017 più di un milione di uiguri e di appartenenti ad altre minoranze etniche turcofone siano stati detenuti nello Xinjiang, in campi d’internamento che Pechino definisce “centri di addestramento per combattere il terrorismo”. Il rapporto conferma quanto già denunciato da ricercatori ed esperti: i detenuti sono stati sottoposti ad abusi, discriminazioni e torture, descritte nel rapporto come “crimini internazionali”. Pechino, scrive il Nikkei Asia, ha risposto affermando che le conclusioni dell’agenzia sono “una menzogna che distorce le leggi e le politiche della Cina in modo deliberato”. Il rapporto, rimasto in lavorazione per tre anni, è stato al centro di polemiche per il ritardo con cui è arrivato. I familiari delle vittime, gli attivisti per la causa degli uiguri e gli esperti sono delusi e chiedono che a Bachelet succeda qualcuno pronto a prendere posizione in modo più chiaro. Scrive **Le Monde **in un editoriale: “La pubblicazione in extremis del rapporto mostra la crescente influenza dei regimi repressivi sulle istituzioni internazionali” che dovrebbero garantire il rispetto dei diritti umani. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1477 di Internazionale, a pagina 24. Compra questo numero | Abbonati