Arrivando alla fine di un’estate rovente, l’ecodramma apocalittico e satirico di Paolo Virzì sembra particolarmente tempestivo e urgente. Dopo tre anni di siccità, che ha completamente prosciugato il Tevere e che sembra rendere imminente l’interruzione della distribuzione di acqua pubblica, Roma ribolle come gli animi dei suoi abitanti, colpiti tra l’altro da un’epidemia misteriosa. Siccità è un film meritevole, fantasioso, ben messo in scena, con un cast tentacolare di altissimo livello. Un melodramma moderno intelligente e ambizioso con una vena cinica corroborante. L’unico problema è che Virzì e gli altri autori (tra cui la veterana Francesca Archibugi) mettono troppa carne al fuoco e l’accumulazione di storie interconnesse non è decifrabile per tutti. Jonathan Romney, Screen International

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1480 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati