Ese la vita fosse un grande gioco? E se lo fosse anche la fotografia? Queste sono le domande che ci facciamo dopo aver sorriso guardando le foto dell’artista coreano Hyunmin Ryu insieme al nipote Kim Saehyun. Forse sono le stesse che nel 2020 hanno spinto Ryu a cominciare questo originale progetto composto da più di 150 immagini difficili da definire, per via delle loro diverse caratteristiche. È molto più che un semplice insieme di ritratti. Mostra una grande libertà e la volontà di lasciarsi guidare dal caso, ma si fa fatica a trovare un filo conduttore. L’unico sembra essere il gioco.

Un primo piano commovente su una cicatrice, il nipote che gioca con il telefono sul letto, delle matite colorate infilate tra le dita dei piedi: tutte le immagini sono proposte come se avessero la stessa importanza. Anzi, come se non avessero alcuna importanza. Quasi sempre scattate con una luce naturale, si passa da frammenti di vita quotidiana a messe in scena elaborate, accurate, divertenti, in cui si percepisce la complicità tra l’artista e il bambino. E a volte, per sottolinearla, Hyunmin Ryu stesso entra nell’inquadratura insieme al suo modello, in una posa frontale o semplicemente con la presenza del suo braccio.

Nato nel 1979 a Daegu, in Corea del Sud, Hyunmin Ryu è entrato nel mondo della fotografia dalla porta sul retro, facendo pratica nel laboratorio di stampa dei cugini e in seguito specializzandosi nella post-produzione. L’artista precisa: “Non l’ho fatto perché ero interessato alla fotografia, ma perché era un modo per guadagnare dei soldi”. Tuttavia, guardando le immagini degli altri ha progressivamente cominciato a interessarsi al mezzo e alla fine si è iscritto al corso di fotografia dell’università di Chung-Ang di Seoul, laureandosi nel 2009 in arti visive. Poi è partito per Londra, nel Regno Unito, dove nel 2012 ha fatto un master alla Slade school of fine arts, l’accademia di belle arti. L’artista, che ricorda di non aver mai amato la scuola e di essere stato un bambino che in classe preferiva fare scherzi, è poi tornato nella sua città e ha cominciato a lavorare ai suoi progetti artistici.

Il bambino con otto occhi.

È in quel periodo che è andato a vivere con la sorella maggiore e suo figlio di un anno, nella casa in cui è cresciuto. Ed è lì che è nata la voglia di fotografare il nipote, puntando l’obiettivo verso la persona che sentiva più vicina, ma anche probabilmente per la necessità di conservare i ricordi della propria infanzia. “Ho visto crescere mio nipote, stando con lui fin dalla nascita… Dopo undici anni viviamo ancora insieme, come grandi amici”. Da qui deriva certamente questa serie d’immagini surreali e provocatorie, di momenti intimi e scherzi visivi che alimentano il loro rapporto.

Regalo del matrimonio di nonna.

Se le unghie delle mani di Hyunmin Ryu possono trasformarsi in otto occhi sul volto del bambino, due petali di ciliegio possono diventare delle lacrime poetiche. E ancora, il nipote sdraiato su un enorme orso di peluche, i momenti in cui fa i compiti indossando un casco futuristico, il primo giorno di scuola, ma anche le protezioni in plexiglass che circondavano i banchi degli alunni durante la pandemia di covid. I giochi sono fotografati con la maggiore naturalezza possibile, senza uno stile particolare, con un’attenzione tenera che trasforma immediatamente il banale in qualcosa di serio. Una strana cronaca della vita quotidiana che, con una certa umiltà, possiede anche una forma d’ambizione di carattere universale: “Comincio il mio lavoro a partire da quello che conosco meglio della mia vita. M’interessano le relazioni con le persone che mi sono vicine e che penso di capire, o l’assurdità ontologica e i limiti che vivo in quanto artista”.

Cicatrice.

Il gioco è visivo: con messe in scena di immagini nelle immagini. E così si spazia da una foto incorniciata tenuta in mano da Kim Saehyun a una scena inverosimile in cui fa volare un ritratto di famiglia appeso a un drone. Questi espedienti sono anche un modo per avvertirci, per dirci che il gioco permette di riflettere sulla fotografia, su quelle che l’autore chiama le sue “imperfezioni”, i suoi limiti. Il rifiuto di conformarsi a regole estetiche determinate, a dei generi prestabiliti, è anche un modo per interrogarsi sulla natura della fotografia, e in particolare sul ritratto fotografico.

Figlio e madre

“Questo progetto è diventato un’opera su più livelli, che mescola l’esistenza di Saehyun, il rapporto tra noi, e il mio sguardo concettuale ed emotivo sul mezzo fotografico”. Accumulando momenti colti al volo, considerati più “autentici”, e scene divertenti, esplicitamente costruite, Hyunmin Ryu riesce al tempo stesso a sedurci e a farci riflettere su quello che è la fotografia. “Considerata la sua accessibilità, oggi sembra essere lo strumento più democratico. A differenza della pittura, il momento in cui lo spettatore si confronta con la fotografia, la situazione, la scena e l’oggetto inquadrati non sono una creazione dall’artista, ma sembrano essere basati sull’esperienza dello spettatore. Questo è dovuto probabilmente al fatto che le persone pensano che ciò che vedono sia realmente esistito, nel tempo e nello spazio”.

Foto di famiglia.

Al di là del piacere che si prova nello sfogliare questo album di grande condivisione ludica, si finisce per pensare che il gioco sia, da un lato, l’autoritratto del fotografo che proietta i suoi ricordi d’infanzia sulla vita del nipote, dall’altro il modo di creare il ricordo visivo del passaggio dai primi anni di vita all’adolescenza e forse all’età adulta.

Sulla strada per tornare a casa.

“Non c’è un progetto estetico definito dal punto di vista formale”, dice Ryu, “la cosa importante è che non mi annoio mai a guardare mio nipote crescere”. ◆ adr

Trucco di scena.
Scambio di vestiti.
Camouflage.
Da sapere
L’artista

Hyunmin Ryu è un artista coreano che lavora con la fotografia e il video. Ha ricevuto numerosi premi internazionali e ha esposto in Corea del Sud, Giappone e molti paesi europei.


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Questo articolo è uscito sul numero 1498 di Internazionale, a pagina 60. Compra questo numero | Abbonati