Sottovalutare Aleksandr Glazunov (1865-1936) è un errore. È vero che rimase sempre fedele al suo stile romantico russo, senza mai raggiungere il genio melodico e il calore emotivo di Čajkovskij, però questo smette di essere importante se si accetta la sua musica senza confronti. È quello che ha fatto l’Utrecht string quartet in questa registrazione integrale delle sue opere per quartetto d’archi. L’interpretazione elegante e meticolosa riflette l’impeccabile maestria di Glazunov ed è idiomaticamente perfetta. Se per esempio prendiamo il primo quartetto, con la sua sensibilità incontenibilmente slava, le parti più contrappuntistiche del lavoro possono sembrare forzate. Ma il compositore, che aveva sedici anni, era già un maestro sicuro di sé, come dimostra l’argutissimo scherzo. La sua inclinazione nazionalistica raggiunge la maturità nel terzo quartetto, e la formazione olandese ne caratterizza magnificamente la delicatezza melodica e i potenti tutti. Gli ascoltatori hanno molte altre meraviglie da scoprire, come le lunghe variazioni dalla Suite op. 35, lo struggente quartetto n. 7 o il fantasiosissimo quintetto, con due violoncelli. Questo cofanetto è un punto di riferimento discografico assoluto.
Jed Distler, ClassicsToday

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Questo articolo è uscito sul numero 1504 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati