Il percorso legislativo per vietare la vendita nell’Unione europea di nuovi veicoli con motore a combustione a partire dal 2035 è stato approvato il 28 marzo. Lo psicodramma scatenato dalla Germania, che minacciava di rifiutare la misura se le porte non fossero rimaste aperte all’uso dei carburanti sintetici, si è risolto con un compromesso poco glorioso. Nel difendere una posizione discutibile sul piano ambientale ed economico, Berlino ha rischiato di far deragliare una legge già votata dal parlamento e dal consiglio europei, solo per placare le tensioni interne alla maggioranza e soddisfare interessi legati a una tecnologia che ha poche possibilità d’imporsi come una soluzione per il futuro dell’automobile. La Germania ha comunque ottenuto l’aggiunta di una clausola che dovrà essere convalidata entro l’autunno del 2024.

Il dibattito non riguarda la scelta di spostare il settore verso l’auto elettrica. Questo è già deciso e tutti i produttori, compresi quelli tedeschi, si sono messi al lavoro per rendere l’opzione elettrica più accessibile. Alcuni marchi di fascia alta, come Bmw o Porsche, rivendicano tuttavia la possibilità di continuare a sviluppare motori a combustione che funzionano grazie ai carburanti sintetici, prodotti senza petrolio ma a partire dall’anidride carbonica e da elettricità a basse emissioni. La complessità del processo rende però questi carburanti molto costosi. Sul piano ambientale, inoltre, sono responsabili delle emissioni di ossido di azoto.

Impegnandosi ad aprire la strada ai carburanti di sintesi per soddisfare le richieste tedesche, Bruxelles sta imboccando un vicolo cieco. Questa scelta rischia di trasformarsi, secondo l’ammissione dei dirigenti della Volkswagen, in una “distrazione inopportuna” per i costruttori, che dovrebbero dedicarsi a migliorare la tecnologia delle batterie elettriche. ◆ fdl

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Questo articolo è uscito sul numero 1505 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati