La Japan Airlines vuole dare un nuovo significato all’espressione “viaggiare leggeri”. Chi prende i suoi voli potrà presentarsi al check-in con poco più dei vestiti che indossa. Degli abiti in affitto saranno consegnati prima dell’arrivo nel posto in cui si alloggerà. Prenotando un biglietto aereo per Tokyo, si potranno quindi scegliere anche dei vestiti in base alla taglia, alla stagione, alla formalità degli impegni e al colore.

Questa buffa iniziativa ha sollevato alcuni interrogativi. La mia taglia sarà disponibile? E se le previsioni del tempo fossero sbagliate? E se i vestiti non arrivassero? La compagnia aerea giapponese deve ancora rispondere a molte domande, ma è convinta che il programma attirerà chi vuole fare una scelta sostenibile. Gli indumenti verranno da eccedenze di magazzino o saranno di seconda mano. I bagagli più leggeri comporteranno una riduzione dell’impronta ecologica dei viaggiatori. Si stima che dieci chili di valigie in meno possano ridurre di 7,5 chili le emissioni di anidride carbonica. Non è molto, ma anche il poco aiuta.

L’iniziativa, però, è soprattutto uno stratagemma. La compagnia vuole fare leva sull’aumento della domanda di viaggi sostenibili. L’aviazione è responsabile del 2,4 per cento delle emissioni annuali di anidride carbonica, e i dirigenti del settore sono preoccupati di perdere i passeggeri sensibili alle questioni ambientali, che si sentono in colpa a prendere l’aereo in piena crisi climatica.

La vergogna di volare, flygskam in svedese, è entrata nel nostro linguaggio prima della pandemia. Il movimento contro i viaggi aerei, che punta a ridurre il loro effetto sull’ambiente, ha conosciuto un forte slancio nel 2019 grazie all’attivista per il clima Greta Thunberg. Secondo un sondaggio di quell’anno della banca svizzera Ubs, un viaggiatore su cinque aveva ridotto il numero di voli aerei per salvare il pianeta.

Nella prima stagione di viaggi estivi dopo la fine ufficiale della pandemia, insieme alla rivendicazione del turismo, tornerà anche la flygskam. È improbabile che i programmi come Any wear, anywhere (Ogni abito, ovunque) della Japan Air­lines possano accontentare i più strenui difensori dell’ambiente, anche se potrebbero aiutare qualcuno a sentirsi meno in colpa. Ad aprile la compagnia aerea olandese Klm ha dovuto cancellare le pubblicità in cui proclamava “Fly responsibly” (Volate responsabilmente): la sua offerta di compensare le emissioni di anidride carbonica – permettendo ai viaggiatori di contribuire a progetti di riforestazione e all’acquisto di biocarburanti – è stata accusata di dare l’impressione sbagliata che si possa prendere l’aereo senza danneggiare il clima. L’australiana Qantas ha un programma Green tier (Fascia verde) per premiare i clienti che fanno scelte “verdi”, incentivandoli a volare di più.

La dura verità

Per quanto le compagnie aeree provino a presentare come ecologiche le loro proposte e a monetizzare il desiderio di viaggiare in modo sostenibile, non possono negare la realtà: i viaggi aerei inquinano molto. Con un’andata e ritorno da Londra a San Francisco, ogni passeggero è responsabile di una quantità di emissioni di anidride carbonica pari a quella che emetterebbe in un anno di spostamenti in auto. Bagagli più leggeri o programmi di compensazione sono azioni marginali, soprattutto alla luce del fatto che nei prossimi dieci anni si prevede un forte aumento dei passeggeri. Inoltre questi programmi possono dare l’impressione che la responsabilità di abbattere le emissioni spetti ai singoli individui.

Questo non significa che i tentativi più ampi di ridurre la domanda siano completamente inutili. Sempre più spesso si criticano le celebrità che prendono i jet privati. In alcuni casi grandi aziende, governi e università hanno introdotto delle restrizioni ai voli sulle tratte brevi. La Francia ha vietato quelli interni di durata inferiore ai 150 minuti, se esiste un servizio ferroviario alternativo. Gli svedesi hanno perfino un termine per chi si vanta di prendere il treno: tågskryt.

Nonostante le speranze di chi si vergogna di prendere l’aereo, questo mezzo di trasporto resterà comunque importante per gli affari e per le vacanze. Ma bisognerà migliorare l’offerta per i viaggiatori che vogliono spostarsi in modo davvero sostenibile, e non solo illudersi di farlo. Serviranno collegamenti ferroviari migliori e meno costosi. Le compagnie aeree dovranno adottare tecnologie e combustibili più ecologici.

Infine, bisognerà fare sforzi importanti a favore di mezzi di trasporto sostenibili, e spetterà ai governi, all’industria nel suo complesso e agli organismi internazionali, e non solo ai piccoli gruppi di viaggiatori con lo zaino in spalla e una forte coscienza ambientalista. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1522 di Internazionale, a pagina 11. Compra questo numero | Abbonati