Molti horror che raccontano le origini o la formazione di creature mostruose, ruotano intorno alle esperienze di un giovane mutante e ai cambiamenti del suo corpo. Wolfkin è diverso. Quando la madre single Elaine (Louise Manteau) e il figlio Martin (Victor Dieu), che sta cambiando molto velocemente, sono separati da una porta chiusa a chiave, la cinepresa rimane saldamente dalla parte della donna. È descritto il conflitto tra l’esistenza libera e piena del mostro, e i sistemi repressivi che vorrebbero forzarlo verso “l’umanità”. Ma sempre dal punto di vista di Elaine, una donna che più che la mostruosità del figlio cerca di accettare il suo ruolo di madre amorevole al suo fianco.
Kyle Logan, Chicago Reader

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Questo articolo è uscito sul numero 1526 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati