Il nuovo libro di Camila Sosa Villada, Sono una pazza a volere te, è composto da nove racconti che potrebbero essere divisi in “zone” o climi: infanzia, famiglia, sesso, travestitismo, immaginazione. Sono alcuni dei nodi sensibili che da tempo ispirano l’opera dell’autrice argentina. Nel suo carattere ibrido (ci sono testi del passato e testi del presente, una storia completamente autobiografica e una ricostruzione fittizia ambientata a New York), questa raccolta segna un interessante allontanamento dalla chiave autobiografica adottata nel romanzo precedente, Le cattive. Sosa Villada è un’artista sui generis che sembra aggredire la letteratura da un confine pericoloso, come un esercito che invade una cittadella di notte. Le sue storie sono incentrate su temi con cui la letteratura argentina non è molto a suo agio, come il sesso o il denaro. Un altro elemento importante per Sosa Villada è l’umorismo, anche se molte delle sue storie sono cupe. “Viviamo nell’epoca del politicamente corretto”, spiega l’autrice. “Ci chiediamo continuamente quali sono gli argomenti su cui si può ridere e quali sono quelli su cui non si può. La censura è qualcosa di molto radicato in noi. Ecco perché è bene incontrare persone molto lontane dal proprio universo”.
Mariano Vespa, La Nación

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Questo articolo è uscito sul numero 1531 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati