Internazionale
a Ferrara

◆ Sono un cittadino ferrarese e vorrei ringraziarvi per questa edizione del festival appena conclusa. Quest’anno ho sperimentato emozioni particolarmente forti. Grazie per le mille proposte di pensiero, riflessione e possibilità di approfondire. Avete regalato per l’ennesima volta cultura alla mia città.
Marco Segarini

Storie vere

◆ Sono una statistica e sono rimasta un po’ delusa dall’ultima storia raccontata nella mia rubrica preferita: “Storie vere” (Internazionale 1531). Viene presentato il caso di una famiglia con tre figli nati tutti lo stesso giorno, sostenendo che accadrebbe una sola volta su 48 milioni, numero ottenuto moltiplicando 3 eventi con probabilità di uno su 365. Ma, assumendo che questa famiglia non stesse cercando di seguire un piano familiare incredibilmente meticoloso, che non esistano anni bisestili (per praticità) e che un bambino abbia la stessa probabilità di nascere in ogni giorno dell’anno, dato che il primo figlio avrebbe potuto nascere in qualsiasi giorno non dovrebbe comparire nella formula. Perciò dovremmo moltiplicare solamente le probabilità di 2 eventi, ciascuno con probabilità pari a 1 su 365, e così facendo risulterà una probabilità di 1 su 133mila. Ciò fa di questo evento un caso sicuramente raro, ma non inverosimile. Quindi ciò che sembra impossibile in realtà non lo è.
Paola Tellaroli

I naufragi non fanno più notizia

◆ Complimenti ad Annalisa Camilli per la sua analisi ricca di riferimenti (internazionale.it). Come molti, speriamo moltissimi, mi sono commossa vedendo il film di Garrone Io capitano, ma ho anche provato molta rabbia pensando che il protagonista di una delle vicende che l’ha ispirato, quella del ragazzo alla guida della carretta del mare, è stato accusato di essere uno “scafista”. A scuola leggevo nel sussidiario che tra le fonti di reddito di alcune regioni italiane c’era la voce “rimesse degli immigrati”. Non potremmo pensare che lo slogan “aiutarli a casa loro” si potrebbe declinare attraverso una buona integrazione di chi arriva e manda al proprio paese soldi che aiutano davvero l’economia? Mi piacerebbe sapere quanto spendiamo per reprimere, respingere, costringere (per non parlare dei costi in termini di salute psichica e fisica) e quanto ci costerebbe accogliere, formare, integrare le persone che arrivano e che sono portatrici di speranze e non solo di miserie.
Alessandra Orsi

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Questo articolo è uscito sul numero 1532 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati