Nel 2023 il giornalista esperto di tecnologie Paul Ford ha raccontato che la sua vita è cambiata grazie a un farmaco che aumenta il senso di sazietà. Il medicinale gli ha offerto una possibilità di rinascita senza cambiare stile di vita. Può sembrare allettante per chi nel 2024 ha espresso il buon proposito di migliorare la propria vita. I farmaci per dimagrire rivelano che l’obesità non è legata al carattere di una persona, ma è qualcosa di più contingente: un prodotto della modernità, non solo delle cattive abitudini.

Deriva dalla sedentarietà e dall’abbondanza di alimenti ipercalorici e ultraprocessati. Le nuove terapie, tutt’altro che economiche, ci spingono a chiederci che tipo di società vogliamo. Al momento sono in fase di sviluppo una settantina di nuove cure per l’obesità, dunque è probabile che i costi si riducano. Il problema è la disponibilità limitata: per esempio, c’è carenza di semaglutide, il principio attivo dell’Ozempic, un medicinale creato per curare il diabete di tipo 2, ma utile anche a perdere peso. Il risultato è che i ricchi possono procurarselo, mentre i malati restano senza. La Novo Nordisk, la produttrice danese dell’Ozempic, è diventata una delle aziende di maggior valore in Europa, e si sta espandendo per soddisfare la domanda dei suoi prodotti.

Ma alcuni paesi cercano di mettere la salute prima dei profitti. Il Brasile potrebbe produrre la semaglutide già nel 2026, dopo che un tribunale ha stabilito che il monopolio dell’azienda danese potrà essere interrotto cinque anni prima, perché il brevetto della Novo Nordisk ha reso la cura più costosa e meno accessibile, violando il diritto alla salute garantito dalla costituzione brasiliana. Circa il 10 per cento degli abitanti del mondo soffre la fame, mentre un altro 10 per cento è obeso. Entrambi i problemi hanno bisogno di risposte. I progressi scientifici promettono cambiamenti rapidi. Ma dovremmo assicurarci che possano beneficiarne molte più persone. ◆ as

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1544 di Internazionale, a pagina 19. Compra questo numero | Abbonati