A parte il mutismo sono pochi i punti in comune tra i due protagonisti del primo lungometraggio di Guillaume Renusson. Il vedovo Samuel parte alla ricerca del suo passato in un rifugio alpino in mezzo al nulla. Sui monti incrocia Chereh, rifugiata afgana in fuga dalle autorità, che cerca di raggiungere la Francia dall’Italia. Da questo incontro fortuito nascono due film. Nel primo il protagonista si vede più o meno costretto a proteggere una sconosciuta minacciata da una specie di milizia xenofoba. Per Samuel è anche un modo per superare i suoi traumi. Il secondo film, più interessante, dà un’altra accezione al titolo, e attinge al genere dei film di sopravvivenza. Ideali il martire di As bestas Denis Ménochet e Zar Amir Ebrahimi, premiata a Cannes per Holy spider. Mescolando Essential killing di Jerzy Skolimowski e Il grande silenzio di Sergio Corbucci il promettente Sopravvissuti cattura due interpretazioni importanti e l’essenza dei suoi modelli.
Thierry Méranger, Cahiers du Cinéma

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1555 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati