Domande

◆ Penso che l’ultimo editoriale di Giovanni De Mauro sulla necessità o meno di dare sostegno militare all’Ucraina (Internazionale 1557) riceverà numerose critiche dai difensori di entrambe le posizioni chiamati a una riflessione. Da due anni, quando penso a questo conflitto, sento una tensione interna tra la chiara necessità vitale per il popolo ucraino di difendersi da un’aggressione e la consapevolezza che la guerra, qualsiasi guerra, è spesso un veicolo per introdurre con la forza cambiamenti reazionari nell’opinione pubblica e nei sistemi politici ed economici. Credo che raramente si trovi sui giornali la posizione espressa in questo editoriale ed è rinfrancante vederla esposta così chiaramente. Pensando alla situazione dell’Ucraina c’è chi può permettersi di porsi delle domande, e noi che possiamo farlo dovremmo sfruttare a fondo questa facoltà.
A. Porru

Terapia con il nemico

◆ L’articolo e le foto del progetto sui sopravvissuti al genocidio in Ruanda sono bellissimi (Internazionale 1556). Il racconto della community-based sociotherapy ideato da Cora Dekker è commovente e dà speranza: un processo che porta al perdono e alla riconciliazione attraverso il mutuo riconoscimento. So che i contesti sono molto diversi, ma nei miei sogni vorrei tanto che finisse questo orrore tra Israele e Palestina e si approdasse dopo tanta inutile sofferenza alla pace e alla riconciliazione con il nemico.
Lubna Khan

L’eredità tossica della rivoluzione verde

◆ L’articolo di Jayati Ghosh (Internazionale 1553) parla di un problema piuttosto grave. Non si tratta solo di intossicazioni, mancanza di nutrienti essenziali nei cereali prodotti, consumo della falda idrica e dispersione di prodotti chimici. Il peggiore danno arrecato dalle monoculture intensive secondo me è la perdita di suolo fertile. Anche in Europa si coltivano monocolture su terreni senza più humus, lo strato fertile che consente la crescita di vegetazione. Le monocolture si reggono sull’utilizzo di concimi chimici, sostanze che non sono trattenute nel terreno, ma sono lavate via dalle piogge. Allora nuovo spargimento di concimi, e via così. Queste colture sono geneticamente tutte uguali e presentano un rischio maggiore di essere attaccate dai parassiti. Le industrie chimiche nel frattempo si arricchiscono producendo sementi, concimi e diserbanti, ma questo sistema depaupera i terreni, gli agricoltori e i consumatori.
Giorgio Locchi

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Questo articolo è uscito sul numero 1558 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati