David Popovici, il nuotatore più veloce del mondo, entra nel circolo sportivo Dinamo Bucarest quando non sono neanche le sette del mattino. Lascia una borraccia sul bordo della vasca e dispone i pochi oggetti che userà: pinne e tavoletta. Saluta l’allenatore e tira fuori dalla borsa un paio di occhialetti. Fa qualche saltello e un po’ di stretching. Niente di speciale. Ma poi si tuffa in acqua e tutto sembra avere un senso. È quello il suo posto, tra le corsie.

Gli esseri umani non sono nati per nuotare, ma per correre. In genere quando vediamo qualcuno nuotare, perfino chi è bravo, percepiamo la sua fatica. Non è così per David Popovici, che oltre a essere veloce è anche leggero. Ed è il migliore sia per i risultati sia sul piano estetico. Ha diciannove anni, frequenta l’università a Bucarest, la capitale della Romania, e nel tempo libero guarda film, legge testi di filosofia antica e ascolta musica con la fidanzata. È un essere acquatico, afferma il padre, Mihai.

“Quando corre è come se avesse due piedi sinistri”, dice l’allenatore, Adrian Rădulescu. “Mi creda, non vorrebbe vederlo fare jogging”.

Nell’estate del 2022, non ancora maggiorenne, Popovici ha battuto il record mondiale nei cento metri stile libero. Ha una struttura fisica diversa rispetto ai campioni del passato. Prima di lui, i cento metri stile libero erano dominati da atleti muscolosi che pesavano tra i novanta e i cento chili e passavano un sacco di tempo in sala pesi. Popovici, invece, pesa solo ottanta chili per un’altezza di un metro e 91. Quando si allena non punta solo ad aumentare la massa muscolare. Allena i muscoli in modo che non interferiscano con il suo stile di nuoto.

Si è visto ai campionati europei di nuoto di Roma del 2022, prima dell’inizio della gara, quando gli otto finalisti si sono allineati a torso nudo dietro i blocchi di partenza. Tutti si riscaldavano come dei velocisti di atletica leggera. Tutti tranne Popovici. Quali muscoli avrebbe dovuto flettere? Era lì fermo che osservava la piscina, scrutando gli avversari. E gli altri atleti lo studiavano a loro volta. Dopotutto, la sua reputazione l’aveva preceduto. Si parlava di lui come di un fenomeno. Eppure, sembravano chiedersi, possibile che tutti questi muscoli siano inutili contro di lui?

Nel giugno 2022 i campionati mondiali in Ungheria, a luglio gli europei juniores in Romania, ad agosto gli europei di Roma, a settembre i mondiali juniores in Perù: è stata una lunga estate di competizioni. Ed è stata la stagione in cui Popovici (la i in fondo non si pronuncia) ha reinventato il nuoto. Non tanto andando più veloce di tutti. Ma nuotando in modo diverso. Come, esattamente?

La domanda ci riporta alla primavera del 2023 a Bucarest, dove Popovici vive con i genitori, Mihai e Georgeta. In genere si allena nella piscina Lia Manoliu, nell’est della città, un edificio degli anni ottanta che mostra i segni del tempo. È una piscina all’aperto che in inverno viene coperta da un tendone a cupola. Il pavimento di mattoni è crepato, le docce sono difettose. “Sono cresciuto qui”, dice Popovici.

La resistenza nel nuoto è anche una questione di testa: più riesci a rimanere concentrato più mantieni il controllo sulla tecnica

“È vicino a casa”, aggiunge la madre Georgeta.

“L’aria non è pesante come nelle piscine al chiuso”, afferma il padre, “e poi si sentono gli uccellini dal parco che la circonda”.

Il turno mattutino

Come tutti i giorni, tranne la domenica, Popovici si alza alle 4.30 del mattino. O meglio: alle 4.30 suo padre gli porta la colazione a letto. Il ragazzo avvicina a sé il vassoio ancora mezzo addormentato, poi si sdraia di nuovo. Ci sono uno yogurt con frutti rossi, nocciole, mandorle, banane e miele. Miahi e Georgeta Popovici lo chiamano il “turno mattutino”. Si danno il cambio nel preparare la colazione.

Gli atleti e le atlete eccezionali hanno spesso genitori che erano a loro volta sportivi. Ma non è il caso dei Popovici. Mihai non sa nuotare. Georgeta ha studiato psicologia e lavorava con bambini affetti da disturbi dello sviluppo. Il marito, invece, è un dipendente di una ditta farmaceutica. Hanno adattato la loro vita alle esigenze del figlio. David aveva nove anni quando si sono accorti, come dicono loro, che si divertiva in piscina. Presumibilmente hanno notato anche qualcos’altro: che aveva un talento straordinario. Georgeta ha lasciato il lavoro per fare in modo che David trovasse il pranzo pronto quando finiva gli allenamenti e per aiutarlo con i compiti. E anche Mihai, dal 2022, ha un nuovo ruolo: fa il manager di David ed è il responsabile della squadra giovanile della piscina. “Dormo quattro, forse cinque ore a notte”, dice.

Dieci anni fa era diverso. Popovici faceva parte della migliore squadra di nuoto del paese. Ma aveva la testa altrove. Gli allenatori, innervositi, a un certo punto avevano consigliato al padre di provare con un altro preparatore, indicandogliene uno che si occupava dei principianti: Adrian Rădulescu.

All’epoca Rădulescu aveva 25 anni e aveva appena terminato gli studi in scienze motorie. Era considerato un nerd, uno che di notte leggeva libri sullo sport e guardava video su YouTube. Il fatto che Rădulescu e Popovici lavorino ancora insieme è tanto sorprendente quanto i risultati del ragazzo. La maggior parte dei nuotatori passa da un allenatore all’altro. Ma Rădulescu e Popovici sono saliti alla ribalta insieme. Tutto quello che Popovici sa sul nuoto l’ha imparato da Rădulescu. E l’allenatore afferma: “David mi ha mostrato i limiti della mia conoscenza”.

Uno dei segreti di una relazione di successo tra insegnante e studente o tra allenatore e atleta è che non deve basarsi sul divario gerarchico, ma anzi può, e forse deve, contemplare la reciprocità. “In quanto allenatore, ti aspetti che i nuotatori facciano da subito quello che gli dici. Ma non è per forza un bene. A volte è meglio ascoltare i tuoi atleti, adattarti a loro per renderli migliori”.

Quanto basta

Quando Rădulescu ha accolto il giovane Popovici nel suo gruppo ha subito capito perché con gli altri allenatori le cose non avevano funzionato: “David non è il tipo che esegue ciecamente un compito. Vuole sapere perché gli viene chiesto di fare qualcosa”. All’epoca nella piscina di Popovici c’era un gioco popolare: tutti gli allievi si mettevano in fila uno accanto all’altro sul bordo della piscina e cominciavano a nuotare insieme. L’ultimo ad arrivare dall’altro lato veniva eliminato. E così via, vasca dopo vasca. Popovici non era il più veloce del gruppo – era magro e più piccolo – ma a quel gioco vinceva sempre, raccontano. Mentre gli altri davano il massimo a ogni vasca per mostrare da subito quanto fossero bravi, e si stancavano, lui nuotava veloce quanto bastava per arrivare sempre penultimo e non essere mai eliminato. Non era pigro. Era intelligente. Era fuori dagli schemi.

Una delle prime lezioni che impara un giovane nuotatore è che nello stile libero non deve mai prendere fiato da un lato solo, ma alternarli ogni tre o cinque bracciate. Sinistra, destra, ancora sinistra. Popovici invece respira sempre ogni due o quattro bracciate: sempre a destra. Inoltre la sua parte superiore del corpo oscilla su e giù in modo piuttosto asincrono. Esteticamente non è impeccabile e infatti, come racconta lui dal bordo della piscina di Bucarest, ai tempi spesso lo rimproveravano per questo. Ma c’è un ritmo nella sua asincronia. E dato che il suo corpo resta molto alto nell’acqua, anche perché lui ha una bracciata molto potente, l’impressione è quasi che galleggi sopra l’acqua.

A volte il successo arriva perché accade l’imponderabile. Popovici, con il suo stile peculiare, ha incontrato Rădulescu, che era disposto a non snaturarlo perché considerava la sua originalità un grande vantaggio.

In questa mattina della primavera 2023 a Bucarest Popovici sta per affrontare un allenamento impegnativo: i cento metri per sedici volte consecutive, quasi alla massima potenza e con partenze ogni due minuti e mezzo che includono tra l’una e l’altra una pausa di circa novanta secondi. Non abbastanza per riprendersi del tutto. Un buon modo per imparare qualcosa di fondamentale su di sé: quanta fatica riesco a sopportare? So restare concentrato fino alla fine? È un esercizio pesante: la stagione invernale focalizzata sulla costanza, con nuotate di lunga distanza a bassa intensità, è finita; l’allenamento estivo per lo sprint (brevi distanze, alta intensità) deve ancora cominciare. Ora Popovici lavora sulla resistenza. Per un nuotatore specializzato nei cento metri è la qualità più importante, ma anche la più difficile da allenare. Ogni nuotatore rallenta verso la fine, ma chi ha una resistenza maggiore rallenta più lentamente.

Una lunga estate

Mancano mesi alle Olimpiadi di Parigi del 2024, ma Popovici ha già la testa lì, sono il suo grande obiettivo. Sa che, se vuole vincere l’oro come ha fatto ai mondiali di Budapest l’anno scorso, deve affrontare questi allenamenti. Solo che gli esercizi non sono divertenti. Sono fatti di lavoro monotono e solitario. Dove trova la motivazione? Sorride: “Nel nuoto agonistico di alto livello, le competizioni che contano davvero sono due o tre all’anno. Il resto del tempo nuoti in una corsia fissando una linea nera. Non c’è altro da fare che accettare questa noia. È una parte difficile, ma a suo modo anche bella”.

Arriviamo alla grande domanda: nuotare per lui è davvero così facile come sembra? Ride. “Ci sono momenti mentre nuoto in cui penso ‘ok, questa è casa mia’. Ma non mi riesce facile. Una delle cose a cui tengo di più è che possa sembrarlo”. Il tutto, altra cosa sorprendente, spiegato con perfetto accento britannico.

Ci sono quattro stili di nuoto – farfalla, dorso, rana e stile libero – e diverse distanze, dai cinquanta ai 1.500 metri. Dire che il detentore del record mondiale sui cento metri stile libero David Popovici sia il nuotatore più veloce della storia non è del tutto esatto, dato che c’è anche il detentore del record sui cinquanta metri, la cui velocità, data la distanza più breve, è perfino maggiore. La gara più prestigiosa è però quella dei cento metri. Prima di tutto, i cinquanta metri sono una disciplina olimpica solo dal 1988, i cento metri già dal 1896. Inoltre, i cento metri sono più noti al pubblico dato il parallelo con la gara di a­tletica leggera che è al cuore delle Olimpiadi. A Roma, nell’estate del 2022, Popovici ha nuotato i cento metri in 46,86 secondi.

Cosa rende David Popovici il nuotatore dei cento metri più veloce della storia, più veloce di tutti gli avversari muscolosi, più veloce del brasiliano César Cielo, che nel 2009 aveva stabilito il record mondiale precedente (46,91 secondi) in un’epoca in cui si poteva ancora nuotare con le tute intere (che riducevano l’attrito sull’acqua)?

Non si può mai scoprire tutto di un campione sportivo, è impossibile carpire i suoi segreti. Ma se ne può sapere di più grazie a Dennis Born, uno studioso di scienza dell’allenamento dell’università elvetica dello sport di Magglingen, in Svizzera. Born ha visto tanti video di Popovici. Insieme a colleghe e colleghi ha analizzato lo sviluppo delle prestazioni del nuotatore e l’anno scorso ha pubblicato un articolo scientifico al riguardo. Da lui si possono imparare tre cose.

La prima: un nuotatore muscoloso non ha necessariamente più forza di un altro meno muscoloso. Questo perché la forza è composta da due fattori: la grandezza del muscolo e la sua qualità. Si tratta dell’interazione neuromuscolare. “Guarda chi fa il salto in alto”, dice Born, “Nonostante la magrezza nelle gambe hanno grandissima forza. In parte è genetica, ma è anche una questione di allenamento. Si può diventare molto forti senza mettere su peso”. Riferito a Popovici, vuol dire: forse è molto più forte di quanto il suo aspetto suggerisca.

La seconda: ci sono sport in cui è fondamentale la forza assoluta, per esempio il sollevamento pesi. Il nuoto non è uno di questi. Nel nuoto conta la forza relativa, cioè il rapporto tra la forza assoluta e il peso corporeo. “In acqua il peso non gioca lo stesso ruolo che ha sulla terra, perché è l’acqua a trasportarci. Tuttavia, nell’acqua un corpo muscoloso va naturalmente più a fondo di uno leggero ed esercita una maggiore resistenza”, spiega Born. Tradotto per Popovici: il suo corpo snello richiede meno forza per avanzare.

La terza: Popovici pesa tra i dieci e i venti chili meno degli avversari. Se per nuotare cento metri ha bisogno di 67 bracciate, significa che per 67 volte deve trascinare in acqua tra i dieci e i venti chili in meno. Non c’è da stupirsi che si stanchi più tardi. Ma questa è solo una delle spiegazioni per cui alla fine della gara è più veloce degli altri. L’altra è legata alla resistenza già citata. Nel nuoto, la resistenza è anche una questione di testa: più riesci a rimanere concentrato, più sai mantenere il controllo sulla tecnica.

Ma c’è un aspetto quasi esoterico. Anche Born, che si occupa di fatti e di cifre, usa un’espressione che solo i nuotatori possono capire: la sensazione dell’acqua. “Sono pochi quelli come Popovici che anche in momenti di grande stanchezza riescono a mantenere un buona sensazione dell’acqua”, dice. Sentire l’acqua significa sapere come tagliarla con la mano per andare avanti, e qual è il momento migliore per piegare il gomito. A quanto pare, David Popovici ha trovato una risposta a tutte queste domande. Mantiene la perfezione, fino alla fine.

Concludendo la nostra lunga conversazione a Bucarest, ho l’impressione che anche Popovici a volte si meravigli di quanto è riuscito a dimostrare al mondo: non servono i muscoli per battere i muscoli. Mi racconta un aneddoto. Qualche tempo fa il suo sponsor gli ha chiesto di pensare a un animale con cui identificarsi. Stanno ideando una linea di prodotti dedicata a lui, con costumi “Popovici” e cuffie “Popovici”. Si è sentito onorato. E come sempre quando reputa importante qualcosa, ci ha pensato a lungo. Un’aquila, uno squalo o forse un’orca assassina: quale potrebbe essere il suo simbolo?

La sua ragazza ha avuto un’idea diversa. “Quando nuoti mi ricordi una libellula”, ha detto. La libellula sa nuotare e volare, ma in genere non fa nessuna delle due cose. Piuttosto si libra, ronzando, sull’acqua, veloce come una freccia e senza sforzo. Un insetto poco appariscente, che rivela la sua intelligenza quando lo si guarda da vicino. È questo il messaggio di David Popovici, il ragazzo che ha rivoluzionato il nuoto: non permettete a nessuno di dirvi che il vostro corpo è sbagliato. Probabilmente è il contrario. ◆ nv

Biografia

2004 Nasce a Bucarest, in Romania.
2008 Comincia a nuotare nella piscina Lia Manoliu su consiglio di un pediatra, per correggere la scoliosi.
2013 Comincia ad allenarsi con l’attuale preparatore atletico, Adrian Rădulescu.
2018 Diventa il giovane under 15 più veloce nella storia del Festival olimpico della gioventù europea.
2022 Stabilisce il record mondiale sui cento metri stile libero agli europei di nuoto di Roma con un tempo di 46 secondi e 86 centesimi.


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Questo articolo è uscito sul numero 1536 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati