Come siamo arrivati a questo punto? La città di Goma, nell’est della Repubblica Democratica del Congo (Rdc), era circondata ormai da mesi dai ribelli del gruppo armato M23, sostenuti dal Ruanda. Dal 21 gennaio la conquista delle località di Minova e Saké aveva rafforzato l’idea che i ribelli potessero effettivamente prendere il capoluogo della provincia del Nord Kivu. Nel corso della loro avanzata infatti non hanno mai incontrato resistenza da parte dell’esercito congolese e hanno evidentemente rivisto al rialzo i loro obiettivi militari e politici, entrando in città il 27 gennaio.
Le ragioni di questo successo dell’M23, che ha ripreso le armi contro il governo congolese nel novembre 2021, sono varie. Innanzitutto, bisogna considerare le carenze strutturali delle forze armate della Rdc: problemi di preparazione, di comando, di strategia, di corruzione e di povertà dei soldati. Dall’altra parte, invece, i ribelli possono contare sul sostegno del Ruanda in termini di combattenti, munizioni, logistica e armi pesanti. Secondo le Nazioni Unite, in territorio congolese sono presenti tra i tremila e i quattromila soldati ruandesi. Inoltre, bisogna tenere conto dell’apatia della comunità internazionale e del fallimento dei due processi di pace in corso, in Kenya e in Angola.
Al lavoro
A Goma la situazione è in divenire. I ribelli dell’M23 sono entrati in città, ma il 29 gennaio non la controllavano interamente. Sono ancora presenti le truppe congolesi e le milizie Wazalendo (patrioti, in swahili) loro alleate, anche se nell’esercito alcuni soldati hanno preferito consegnare le armi ai caschi blu delle Nazioni Unite o scappare in Ruanda. In alcuni quartieri sono state tagliate elettricità e acqua. Migliaia di abitanti hanno dovuto abbandonare le loro case per rifugiarsi nei tanti campi profughi alla periferia di Goma, dove un milione di persone vive in condizioni disastrose di emergenza umanitaria e d’insicurezza.
Anche se l’M23 assumesse il controllo totale della città, avrebbe difficoltà a mantenerlo perché non ha mai gestito un territorio così vasto. Nel 2012 i ribelli erano entrati a Goma e vi erano rimasti una decina di giorni, ma si erano ritirati dopo le pressioni internazionali e la creazione di un’unità d’intervento dell’Onu.
◆ Il 28 gennaio 2025 i ribelli dell’M23 hanno consolidato il controllo su Goma, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, occupando l’aeroporto. Gli scontri a fuoco di questi giorni con l’esercito hanno causato più di cento morti e mille feriti, secondo Rfi. Il 28 gennaio nella capitale Kinshasa, durante le proteste contro le ingerenze straniere, sono state attaccate le ambasciate di Ruanda, Francia e Stati Uniti.
Ora che gli Stati Uniti hanno appena cambiato presidente, il leader ruandese Paul Kagame e l’M23 contano sul fatto che Donald Trump non sarà molto interessato all’integrità territoriale della Rdc e li lascerà fare. Senza ostacoli, l’M23 potrebbe avanzare fino a Bukavu, in Sud Kivu, o verso nord, in direzione di Butembo, Beni e Bunia. Altri gruppi armati attivi nella zona si sono già alleati con l’M23 e a Kinshasa una fonte vicina ai servizi di sicurezza teme un possibile voltafaccia delle milizie Wazalendo.
L’unica speranza di mettere fine al conflitto è la diplomazia. L’Europa e l’Onu si sono attivate per rilanciare i processi di pace di Luanda e di Nairobi. Queste trattative dovranno permettere al governo di Kinshasa di uscirne a testa alta e dovranno coinvolgere l’M23. Perché anche se Kagame firmasse un accordo, non è detto che i ribelli lo accetterebbero. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1599 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati