Nomadland è un ispirato ibrido tra documentario e fiction, come il precedente film di Chloé Zhao, The rider. È un film gentile e compassionevole che s’interroga sull’anima degli statunitensi e fa aderire attori non professionisti alla storia di una donna non più giovane, allegra e intraprendente interpretata alla grande da Frances McDormand. Questa donna fa parte del recente fenomeno dei sessanta-settantenni, lavoratori della classe media, ridotti in povertà dalla crisi dei mutui subprime del 2008 e diventati nomadi. Non possono permettersi la pensione né la casa, vivono in camper e viaggiano alla ricerca di lavoretti saltuari in bar, ristoranti o, come in questo caso, in un gigantesco magazzino di Amazon. Nomadland mostra che in questo modo di vivere ci può essere anche una forma di serenità, ma in alcuni momenti fa venire in mente il mondo postapocalittico di Mad Max, anche se in una forma dolce e positiva. Peter Bradshaw, The Guardian
Stati Uniti 2020, 108’. In sala/Disney +
Messico / Francia 2020, 88’. In sala
Regista freddo e a volte eccessivamente intellettuale, Michel Franco sa come torturare il pubblico e chi compra il biglietto per vedere un suo film ne è perfettamente cosciente. Una ricca famiglia messicana è massacrata mentre festeggia un matrimonio. Queste scene sono terribili e completamente convincenti. Ma quello a cui assistiamo è solo un episodio di un’ampia rivolta che porta a un colpo di stato e all’instaurazione di un potere non migliore di quello che l’ha preceduto. Nella seconda parte, dove Franco indugia sulla sua visione della depravazione umana, il film si perde e le scelte del regista risultano incongrue ed esasperanti. Peter Debruge, Variety
Regno Unito 2020, 94’. PrimeVideo
Come un brodo lento ottenuto con ottimi ingredienti, Alice e Peter diluisce affascinanti elementi di fiabe molto popolari in un melodrammone piuttosto ordinario. Jack (David Oyelowo) e Rose (Angelina Jolie) vivono in una deliziosa casetta della campagna inglese con i tre figli che possono esercitare la loro fantasia in magnifici giochi nei boschi. Ma un infelice colpo di scena lascia la famiglia schiacciata dal lutto. Così i due fratelli più piccoli Peter (Jordan A. Nash) e Alice (Keira Chansa) cercano di sfuggire alla realtà nell’Isola che non c’è e nel Paese delle meraviglie. Tracciando una linea esplicita fra i traumi terreni e i mondi fantastici di Peter e Alice, il film di Brenda Chapman (Ribelle –The brave) spazza via la metafora sulle difficoltà di diventare adulti e lasciare il mondo dorato dell’infanzia e risulta troppo triste per i bambini e troppo banale per gli adulti. Natalia Winkelman, The New York Times
Stati Uniti / Germania 2021, 116’. Netflix
Nel caso di un film ambientato nello spazio, la linea tra meditativo e noioso è particolarmente sottile. A meno che la trama non preveda viscidi cuccioli di alieno che gli esplodono dal petto, gli astronauti sembrano inclini a passare molto tempo in silenzio, soli con i loro pensieri: non proprio il massimo per uno sceneggiatore. Ma è anche vero che un film su un viaggio nello spazio silenzioso non è per forza un brutto film. Tutto questo per dire che Estraneo a bordo di Joe Penna – ambientato su una nave spaziale pensata per tre persone ma che, a quanto pare, ne ospita quattro – è un po’ noioso. Toni Collette è Marina, capitano di una navicella in missione verso Marte. Con lei ci sono il medico Zoe (Anna Kendrick) e il biologo David (Daniel Dae Kim). A un certo punto, dietro un pannello, spunta un quarto astronauta, Michael (Shamier Anderson). La sua presenza ha danneggiato il velivolo e l’ossigeno non basterà per tutti e quattro. Cosa fare? Penna ha seguito fedelmente molte regole del manuale dei film ambientati nello spazio, ma è riuscito comunque a conferire a Estraneo a bordo una sua tetra qualità e a creare un tono sospeso tra paura e contemplazione che risolve con una sequenza finale particolarmente straziante.
Stephanie Zacharek,Time
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