Cultura Suoni
Khalab & M’berra Ensemble (Jean-Marc Caimi)

Questo disco afrofuturista è stato registrato nel campo profughi di M’berra, in Mauritania, dal producer italiano Khalab, al secolo Raffaele Costantino, insieme a un gruppo di musicisti locali ribattezzati per l’occasione M’berra Ensemble. Costantino ha visitato il campo nel 2017 su invito dell’ong Intersos insieme al fotografo Jean-Marc Caimi. Ha usato elettronica, strumenti tradizionali e chitarre elettriche. M’berra è un ascolto intenso (il consiglio è di cominciare dai brani Reste à l’ombre e Moulan Shakur), costruito su suoni trance, deep house e techno hardcore. I musicisti africani però – tra di loro ci sono nomi abbastanza importanti come Fadimata Walett Oumar, cantante della band maliana Tartit – resistono molto bene all’assalto della modernità.

Mojo

House music

Il nuovo bell’album dei canadesi Bell Orchestre è un evento musicale, un happening così meraviglioso che è difficile da descrivere o da recensire. Si tratta di dieci movimenti di post rock strumentale, ondulatorio e infuso di folk. Archi, fiati e percussioni jazz dominano la scena ma sono l’atmosfera e il flow che la band riesce a creare a essere stupefacenti. Certo, di mezzo ci sono due componenti degli Arcade Fire e a volte la magniloquenza di quella band viene fuori. I momenti che più attirano l’attenzione dell’ascoltatore sono quelli che ricordano William Ryan Fritch o Brian Eno, ma l’insieme è concertato come un’unica grande sinfonia. Dunque mettetevi comodi, preferibilmente con delle buone cuffie, e godetevi uno dei migliori album dell’anno. Almeno fino a ora.
Haydon Spenceley,
Under the Radar

Sweep it into space
Dinosaur Jr. (Dr)

Registrato in parte alla fine del 2019 insieme a Kurt Vile e poi completato da J Mascis durante il lockdown del 2020, Sweep it into space è il disco più arioso e melodico tra quelli realizzati dai Dinosaur Jr. dopo la reunion. Ci sono brani, come And me, che flirtano con il power pop, mentre I ain’t ricalca il classico modello del gruppo, in cui Mascis comincia a ricamare assoli fin dall’inizio. Le sue famose parti soliste caratterizzano anche I met the Stones, Hide another round e To be waiting. Nel country rock di I ran away, invece, si sente di più l’intervento di Vile. Al bassista Lou Barlow, infine, sono destinate due canzoni come al solito meno convenzionali: la commovente You wonder e il folk di Garden.

Zach Schonfeld,
Pitchfork

The plugs I met 2

Il disco del rapper statunitense Benny the Butcher insieme al produttore vincitore di un Grammy Hit-Boy, Burden of proof, era stato il suo progetto più ambizioso fino ad oggi. Proseguendo con la strategia di lavorare con un solo produttore, adesso per il seguito di The plugs I met Benny si è unito a Harry Fraud, che l’ha ricompensato con beat di ottimo livello e l’ha aiutato a esplorare le sue origini della costa est. Il paroliere di Buffalo non si avventura in un territorio senza precedenti e sceglie invece di rimanere fedele allo stile dell’album originale, parlando senza filtri del suo passato criminale. Anche se è colpevole di glorificare il vecchio stile di vita come tanti rapper, la sua musica mostra quanta differenza può fare l’autenticità, specialmente in un mare affollato di spacciatori cosplayer.

Riley Wallace, HipHopDX

Piano lessons. Pezzi di J.S. Bach, Beet­hoven, Beyer, Clementi, Czerny e altri

Registrati tra il 1964 e il 1975, i 16 cd di questo cofanetto sono una bella iniziativa pedagogica, perché raggruppano titoli fondamentali del repertorio accompagnandoli con esercizi che escono di rado dalla cameretta dello studente di pianoforte. Christoph Eschenbach presta il suo occhio da architetto e il suo dominio strumentale anche ai pezzi più umili, rendendo accessibili alle orecchie più giovani le partiture di Beyer, Burg­müller e Czerny senza rinunciare mai alla profondità musicale. La pulizia dell’esecuzione rasenta la secchezza, ma è sempre al servizio delle narrazioni più eloquenti dell’epoca classica. Il vertice è senza dubbio nelle Romances sans paroles di Felix Mendelssohn, pagine che Eschenbach esamina con minuziosa precisione conservandone l’espressività. È una bella lezione, sotto l’ala protettrice di un grande artista.

Melissa Khong, Classica

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1407 - 30 aprile 2021
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