Cultura Schermi
Black bag. Doppio gioco
Cate Blanchett, Michael Fassbender, Marisa Abela
Stati Uniti 2025, 93’. In sala
Black bag (dr)

Il thriller di Steven Soder-bergh, scritto da David Koepp, ha una trama molto cruda: George Wood-house (Michael Fassbender) e Kathryn St. Jean (Cate Blanchett) sono una coppia sposata di spie britanniche. Quando George viene a sapere che Kathryn potrebbe aver deciso di tradire il suo paese, si mette a indagare. La gran parte del dramma si snocciola attraverso una serie di confronti intimi, conditi con dialoghi ad altissima tensione. E Soderbergh, che ha curato personalmente anche la fotografia e il montaggio del film, si è impegnato a fondo per renderle sequenze quasi d’azione. Il cast di ottimo livello, che comprende anche Regé-Jean Page (Bridgerton) e Marisa Abela (Industry) riesce a dare spessore e specificità a personaggi poco più che abbozzati, ma tra i protagonisti del film c’è anche la tecnologia dello spionaggio: Soderbergh si diverte a svelarne le inquietanti e all’occasione devastanti potenzialità.
Richard Brody, The New Yorker

Ritrovarsi a Tokyo
Romain Duris
Francia / Belgio / Giappone / Stati Uniti 2024, 98’. In sala

Partendo dal dramma di una paternità problematica Guillaume Senez, 46 anni e tre film all’attivo, vuole dare slancio alla sua opera e consolidare la sua reputazione di autore. Jay (Romain Duris) guida un taxi a Tokyo, parla fluentemente il giapponese e si è adattato alla perfezione agli usi e costumi del suo paese d’adozione. Al contrario, sua sorella Jessica (Judith Chemla), separata da un uomo giapponese e tenuta lontana dalla figlia Vanessa per ordine di un tribunale, arriva dalla Francia con tutti i fardelli della latinità. Si scontra quindi con l’intangibilità del principio giapponese (unico al mondo ad applicarlo) che consiste nel dare continuità alla situazione dei minori e affidarli esclusivamente al genitore con cui vivono. Proprio come la sorella, anche Jay ha sposato una giapponese e, come lei, ha perso una figlia. E qui si apprezza tutta la finezza della narrazione che, liberata da ogni pathos, ribalta completamente il nostro pregiudizio.
Jacques Mandelbaum, Le Monde

La solitudine dei non amati
Helga Guren, Oddgeir Thune
Norvegia 2024, 101’. In sala
La solitudine dei non amati (dr)

Descrivere il matrimonio di Maria (una straordinaria Helga Guren, quasi brutale) e Sigmund (Oddgeir Thune) come un campo di battaglia suggerirebbe che ci siano due parti in conflitto. Ma Sigmund, musicista, è spesso assente per lavoro, anche per lunghi periodi, mentre Maria è lasciata sola a gestire quattro figli (due più grandi e scontrosi avuti da un precedente matrimonio, e due più piccoli avuti con Sigmund), una famiglia caotica e una carriera impegnativa in difficoltà. Quando Sigmund accenna alla possibilità del divorzio, Maria si rende conto che non è solo il matrimonio a essere in crisi e che la sua rabbia è un veleno per la vita di tutti. Intepretato in modo superbo e scritto con grande precisione, questo interessante film d’esordio getta uno sguardo sottile ed empatico sulla complessità di una rottura. L’abilità di Ingolfsdottir come narratrice è evidente nel modo in cui manovra le simpatie del pubblico durante tutto il film.
Wendy Ide, Screen International

The accountant 2
Ben Affleck, Jon Bernthal
Stati Uniti 2025, 132’. In sala

The accountant 2 è il sequel spensieratamente insensato e piacevolmente rozzo di The accountant (2016), storia di un genio della matematica con una mira infallibile e dubbie capacità comunicative. Come il primo film, il sequel è violento, ha un intrigo complesso e una trama ben strutturata, anche se la maggior parte della tensione deriva dal vedere Affleck lottare per reprimere un sorriso mentre condivide lo schermo con un Bernthal esuberante. Non ha senso cercare di spiegare la trama. Non importa. Quello che conta è che il ritmo è agile, non appesantito da logiche narrative e sorretto dall’alchimia dei suoi carismatici protagonisti. Uomini comuni che, sotto pressione, caricano i fucili e riportano l’ordine in un mondo in rovina. Cosa che, semmai, può dire qualcosa sulla violenza, la cultura delle armi e la mascolinità negli Stati Uniti di oggi.
Manohla Dargis,The New York Times

Altro da questo numero
1612 - 1 maggio 2025
Abbonati a Internazionale per leggere l’articolo.
Gli abbonati hanno accesso a tutti gli articoli, i video e i reportage pubblicati sul sito.