Cultura Schermi
Concrete cowboy
Idris Elba, Caleb McLaughlin
Stati Uniti / Regno Unito 2020, 111’. Netflix
Concrete cowboy (dr)

Anche solo l’esistenza delle scuderie di Fletcher street di Filadelfia, dove i cowboy neri tennero i loro cavalli per oltre un secolo, merita un’indagine approfondita, soprattutto perché l’immagine del cowboy nero è stata tenuta ai margini dell’immaginario statunitense. Le scuderie hanno fatto da sfondo al romanzo di Greg Neri, Ghetto cowboy, e ora ha ispirato questo adattamento. Si tratta di un classico dramma sentimentale sul rapporto tra padre e figlio che non apre nuove strade nel genere ma sfrutta pienamente il potenziale fornito dall’ambientazione e si rivela sufficientemente avvincente. Idris Elba interpreta Harp, un cowboy severo e stanco del mondo che ha rinunciato alla vita familiare per cavalcare il suo fedele destriero insieme a un affiatato gruppo di cavalieri. La sua routine è gettata nello scompiglio dall’arrivo del travagliato figlio Cole (Caleb McLaughlin, scoperto grazie a Stranger things), appena espulso dalla sua scuola di Detroit. Elba e McLaughlin esprimono al meglio il loro talento e anche se la sottotrama “criminale” è un po’ scontata, il vero merito del debuttante Ricky Staub è di aver coinvolto nel film i veri cowboy di Fletcher street e di averli integrati perfettamente all’interno della trama. Eric Kohn, IndieWire

Un’educazione parigina
Andranic Manet, Gonzague Van Bervesselès, Corentin Fila, Sophie Verbeeck
Francia 2018, 137’. A noleggio

Nella Parigi dei fuori sede, nella città che ama i sognatori, seguiamo alcuni ragazzi di vent’anni, arrivati per studiare o per cominciare davvero la loro vita. S’incontrano casualmente nel reticolo di appartamenti condivisi e di feste improvvisate. Il percorso di Étienne, che si è separato dalla tranquillità familiare e amorosa per seguire la sua vocazione (studiare per fare il regista) nella capitale, ha un sapore balzachiano: confrontandosi con altri aspiranti registi perde fiducia in se stesso e nel suo talento, e alimenta i dubbi sul suo futuro. Tramite Skype rassicura la sua fidanzata rimasta a Lione, ma passa da un’avventura all’altra e non sa più di chi è davvero innamorato. Sul fronte dell’amicizia si affida a Mathias, esteta intransigente che disprezza il lavoro degli altri studenti. Per lui il cinema deve restituire il più possibile la gioia e i dolori della vita. E Jean-Paul Civeyrac, con questo film, ci si avvicina, riuscendo in un’alchimia tra la contemporaneità e la tradizione più appassionata del cinema d’autore. Louis Guichard, Télérama

Rosso
Darío Grandinetti, Andrea Frigerio, Alfredo Castro
Argentina / Brasile / Francia / Paesi Bassi / Germania / Belgio / Svizzera 2018, 109’. A noleggio
Rosso (dr)

Un senso di minaccia pervade il terzo brillante lungometraggio di Benjamín Naishtat. Come i due precedenti film del regista argentino (Historia del miedo ed El movimiento) anche questo è un’allegoria disarmante sulla classe media che chiude un occhio sugli eccessi commessi in nome di quelle che chiamiamo pace e stabilità. In una piccola città dell’Argentina, a metà degli anni settanta (poco prima del colpo di stato militare), la tranquilla vita di Claudio (Darío Grandinetti), avvocato apparentemente rispettoso della legge, è turbata dalla scomparsa di uno sconosciuto. In una delle tante strizzate d’occhio al genere western, arriva in città un investigatore privato (Alfredo Castro, già visto in vari film di Pablo Larrain) deciso a scoprire cos’è successo, che solleva la patina di rispettabilità sotto la quale operano Claudio e la gran parte dei suoi concittadini più illustri. Pian piano, come nella Donna senza testa di Lucrecia Martel, emerge la complicità della società nel diffondere una cultura di violenza e sparizioni forzate. Maria Delgado,Sight & Sound

Ophelia
Daisy Ridley, Naomi Watts, Clive Owen
Stati Uniti / Regno Unito 2019, 114’. A noleggio

Il film di Claire McCarthy, basato sul romanzo per adolescenti di Lisa Klein, è un tentativo interessante, ben recitato e ben realizzato di riscrivere l’Amleto di William Shake-speare visto attraverso una lente femminista, e quindi attraverso il personaggio di Ofelia (Daisy Ridley). Ed è anche divertente. Mancano però profondità e convinzione per andare oltre un’ingegnosa premessa. Ian Freer, Empire

Altro da questo numero
1403 - 2 aprile 2021
Abbonati a Internazionale per leggere l’articolo.
Gli abbonati hanno accesso a tutti gli articoli, i video e i reportage pubblicati sul sito.