Cultura Suoni
Lotus
Little Simz (Thibaut Grevet)

Little Simz ha fatto causa al produttore e amico di lunga data Inflo per dei prestiti che non le avrebbe restituito. È un duro colpo per chi ha amato il progetto SAULT o gli album che Little Simz ha fatto con lui. Pubblicare un disco nuovo durante una disputa così personale poteva essere disastroso, invece per la rapper di Islington Lotus è la vendetta migliore, perché dimostra il suo enorme talento. Dopo Grey area, Sometimes I might be introvert e No thank you – tutti prodotti da Inflo – Lotus esplora nuove emozioni complesse, dal tradimento alla rinascita, ed è un inno al Simz come grande alfiera del rap consapevole. Per sradicare la tendenza contemporanea che ci obbliga a erigere staccionate intorno alla musica emotivamente coinvolgente o liricamente profonda, la cantante lancia la sua sfida al mondo. Il successo globale di Grey area nel 2019 aveva lanciato Simz come nuova stella e Inflo come creatore della sua potenza. In Lotus, la produzione di Miles Clinton James sembra quasi un’imitazione di Inflo, con melodie di sottofondo piene di soul, un suono un po’ lo-fi, bassi distorti e una brillantezza cinematografica. Il produttore è nuovo, ma l’anima non è cambiata: è come se chi partecipa fosse una versione speculare di se stesso. Per quanto Lotus sia meraviglioso, l’impressione è che sia stato costruito sulle ceneri di qualcun altro. Ma c’è anche un’evoluzione personale e artistica, più potente e raffinata. Simz sfoga rabbia e delusione senza trasformarle nel centro del disco. Nessuno scandalo, solo un’affermazione semplice e potente: Little Simz è la più grande rapper vivente. Cos’altro c’è da dire?
Noah Barker,The Line of Best Fit

Never enough
Turnstile (Atiba Jefferson)

Quando abbiamo ascoltato l’inizio del singolo che dà il titolo al nuovo album dei Turnstile, è stato come prendere fiato prima di tuffarsi. Costruita su synth ed eco Never enough è una canzone da stadio che rivela il talento della band di Baltimora nello stare in equilibrio con precisione tra leggerezza e pesantezza. Il loro spirito nasce dall’attaccamento alle loro origini e dalla voglia di sperimentare. Sicuramente questo lavoro li catapulterà altrove, facendoli finire sempre più lontani dai puristi e più vicini al grande pubblico. Ambizioso e catartico allo stesso tempo, l’album riparte dal precedente Glow on e sposta l’asticella più in alto. È un lavoro pieno di cuore e creatività che prova quanto i Turnstile siano protagonisti nell’evoluzione dell’hardcore punk. È davvero un piacere vederli in azione.
Sarah Jamieson, DIY

Questo bellissimo disco è presentato dalla Deutsche Grammophon con il nome di Krystian Zimerman più in rilievo degli altri, ma in realtà non c’è un goccio di ostentazione personale né da parte del pianista polacco né dei suoi colleghi. Ma il grande controllo non significa che l’esecuzione di questi ultimi due quartetti con pianoforte di Brahms abbia qualcosa d’insipido. Al contrario, emana calore, angoscia e lirismo di proporzioni shake­speariane. L’inizio schubertiano del terzo quartetto, che pare fosse dedicato a Clara Schumann, è un fiume di turbolenza tra i suoi estremi drammatici, straordinariamente fluido e flessibile. L’impetuoso scherzo è pieno di vulcanica effervescenza, mentre il movimento lento si schiude con affetto intorno al violoncello di Okamoto. Tutto è avvolgente ma mai soffocante. Nel secondo quartetto, di proporzioni sinfoniche, i passaggi quasi orchestrali del piano sono caldi e leggeri. I movimenti lenti cominciano in modo sempre luminoso, per poi passare dalla serenità alla passione più ardente. Il risultato è struggente nella sua forza e nobiltà, mentre i volubili movimenti veloci traboccano di brio e arguzia. È musica da camera di altissimo livello.
Michelle Assay, Gramophone

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1618 - 13 giugno 2025
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