Cultura Schermi
I care a lot
Rosamund Pike, Peter Dinklage, Eiza González, Dianne Wiest
Regno Unito 2021, 118’. PrimeVideo
I care a lot (dr)

Guardando Rosamund Pike sgattaiolare attraverso questo thriller astuto e crudele, viene da chiedersi chi altro avrebbe potuto fornire una performance altrettanto chirurgica e selvaggia in modo quasi soprannaturale. Nella bellezza ultraterrena di Pike si può avvertire qualcosa di intrinsecamente inquietante, qualcosa che David Fincher ha perfettamente individuato e sfruttato in Gone girl, dove l’attrice combina una fragile eleganza con la ferocia di uno squalo. Pike interpreta Marla Grayson, tutrice legale che sfrutta la sua posizione per appropriarsi dei beni degli anziani che le vengono affidati. Autorizzata dai tribunali, e con una rete di medici e personale delle case di cura che glielo consentono, Marla insieme alla sua partner Fran (Eiza González) lavora senza sosta e senza pietà finché non si guadagna la tutela di Jennifer (Dianne Wiest) che a prima vista sembra una preda facile. Ma Jennifer ha amici importanti e cattivi. Benjamin Lee, The Guardian

Dead pigs
Zazie Beetz, Vivian Wu, Mason Lee, Meng Li
Cina / Stati Uniti 2018, 122’. Mubi
Dead pigs (dr)

Pochi film d’esordio sono originali come Dead pigs di Cathy Yan (che conosciamo già per il successivo Birds of prey). Yan è cinese-statunitense e ha diviso la sua infanzia tra i due paesi. E così il film è girato a Shanghai, ma è stato finito a New York. Sullo schermo l’energia di questa miscela è onnipresente. L’eminenza grigia del cinema cinese, Jia Zhangke, è produttore esecutivo, Paul Thomas Anderson può essere preso come riferimento per la narrazione a ruota libera, ma la scintilla surreale è tutta farina del sacco di Yan. Non tutte le storie intrecciate che compongono questa commedia cupa funzionano allo stesso modo, ma finita una ne comincia subito un’altra. Lentamente i puntini si uniscono e la trama s’infittisce. In alto lo skyline di Shanghai luccica come in un videogioco, in basso carcasse di maiali scivolano nel fiume (dettaglio tratto da un vero fatto di cronaca del 2013): un indovinello che ci tiene impegnati fino agli ultimi fotogrammi. Danny Leigh, Financial Times

Bliss
Owen Wilson, Salma Hayek, Madeline Zima
Stati Uniti 2021, 103’. PrimeVideo

Mike Cahill si trova bene nel disagio. Le sue visioni fantascientifiche si basano sempre su elementi di confronto e di contrasto: come sarebbe incontrare un doppione di noi stessi (come raccontava in Another Earth) o scoprire i segreti della reincarnazione guardando negli occhi delle persone (come s’immaginava in I origin). Ma la portata delle sue ambizioni a volte supera i limiti del budget o la logica della sceneggiatura rendendo i suoi film più un miscuglio d’idee alla rinfusa che un interessante rompicapo. Sfortunatamente con Bliss Cahill sembra soccombere completamente a questo impulso. S’impegna a creare un mondo ricco ed esteso, ma al suo interno si fa fatica a trovare qualcosa di significativo. Greg (Owen Wilson), nel mezzo di un divorzio e dopo essere stato licenziato, incontra una donna misteriosa, Isabel (Salma Hayek), che lo convince che loro due sono le uniche persone reali all’interno di una simulazione. Gli mostra come, con un semplice gesto, si possono manipolare persone e oggetti. Dopodiché i due partono alla ventura per Los Angeles, convinti che tutti i danni che fanno non abbiano alcuna conseguenza nella realtà. Dà un certo piacere seguire Greg e Isabel nel loro giorno di anarchia, ma Bliss annaspa ogni volta che si cerca di andare in profondità, nonostante le comparsate di Bill Nye e Slavoj Žižek provino a dare al tutto una patina intellettuale. Clarisse Loughrey, Independent

The dissident

Un racconto cinematografico sull’omicidio del giornalista saudita Jamal Khashoggi non ha bisogno di particolari artifici: i fatti nudi e crudi sono di per sé sinistri e drammatici. Un raccapricciante omicidio nel consolato in un paese straniero, un principe ambizioso e insofferente nei confronti dei dissidenti, un regno con un peso finanziario enorme. Eppure il documentario di Bryan Fogel riesce ad aggiungere qualcosa, con una colonna sonora incalzante, un montaggio frenetico e qualche elemento di grafica digitale. Devika Girish, The New York Times

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1397 - 19 febbraio 2021
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