La musica dei Mogwai si evolve in modo naturale. Nei 17 anni passati tra i volumi altissimi di Mogwai fear Satan (1997) e gli scenari elettronici di Rave tapes (2014) c’è una bella distanza. Con il passare degli anni è diventato difficile accostare la band scozzese a un solo genere. L’atmosfera dei loro brani è sempre riconoscibile, ma sono i piccoli dettagli a cambiare: gli spazi tra i crescendo, il respiro dopo i boati. Di recente il gruppo ha sperimentato anche una scrittura più pop: Richie Sacramento, il secondo singolo del loro decimo album, è un esempio esplicito. E dimostra che, se lo volessero, i Mogwai potrebbero tranquillamente fare un disco con chitarrine ovattate e ritornelli orecchiabili. Pezzo dopo pezzo, As the love continues sembra un riepilogo della carriera e delle migliori qualità della band. Ed è rassicurante sapere che il gusto per il dramma dei Mogwai è ancora intatto, come dimostra lo splendido brano finale, That’s what I want to do, mum, una meraviglia onirica che si schiude lentamente. Jeff Terich, Treblezine
Stavolta i Virginia Wing vogliono essere astratti, catartici e percorrere una strada diversa rispetto al passato. Il loro ultimo lavoro è ribelle e guidato da influenze strane, meravigliose. Armato della stessa espressività del precedente lavoro, Ecstatic arrow, il trio di Manchester ritorna con la sua versione in technicolor del significato della vita. Il singolo I’m holding out for something ci fa scivolare dolcemente in mondi synth pop e rnb, mentre la voce di Alice Merida Richards canta parole piene d’ispirazione. Private life pone domande provocatorie come “è questo il prezzo della vita?” o fa affermazioni come “i soldi che hai in tasca sono un rimedio per ogni crimine”. Ed esplora il desiderio, le relazioni, il materialismo e la modernità. Canzoni come Soft fruit e St. Francis fountain sono d’avanguardia, anche se scelgono melodie familiari: entrambe accendono i sensi dell’ascoltatore dopo averlo traviato con impulsi vari e bagliori eccentrici. Grazie a un eclettico miscuglio di generi, lo stile sperimentale dei Virginia Wing continua a essere elettrizzante.
Oliva White, DIY
Maassai ama il jazz. Questa passione emerge chiaramente dal suono dai toni ambrati e fluidi che attraversa la musica della rapper di Brooklyn, lasciando ampio spazio ai suoi testi densi, che ricordano quelli di artisti come Earl Sweatshirt e Mavi. La voce di Maassai ha un’urgenza espressiva e una chiarezza tutte sue, grazie alle quali trasmette idee complesse con straordinaria semplicità. La sua poesia è creativa e immediata, brulicante di saggezza ed emozione cruda. La produttrice e collaboratrice JWords ha spiegato che Maassai sceglie sempre di rappare sui ritmi più avventurosi, e quello spirito di sperimentazione definisce la sua produzione più recente. Il suo ultimo album, With the shifts, è un’altra raccolta di compatti pezzi hip hop d’avanguardia. In poco più di 17 minuti l’album racchiude tutto il dolore, il piacere e la lucidità di un viaggio interiore. Vrinda Jagota, Pitchfork
La giovane pianista greca Theodosia Ntokou non poteva sperare in un trampolino discografico migliore: un duo con Martha Argerich. Purtroppo però la loro Pastorale, nella sobria trascrizione per piano a quattro mani di Selmar Bagge, è come un campo nel quale spuntano solo qua e là delle idee, ogni tanto buone ogni tanto no. Puntando tutto sui dettagli anziché su una visione d’insieme, le due ci offrono un’esperienza veramente insignificante. Anche la sonata nell’interpretazione di Ntokou è incompiuta. Però lascia intuire l’enorme potenziale della pianista. Jérémie Cahen, Classica
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