Cultura Suoni
Ignorance
The Weather Station (Jeff Bierk)

Il quinto album dei canadesi Weather Station è il tipo di disco la cui vittoria merita di essere accompagnata dalle fanfare: la leader del gruppo, Tamara Lindeman, musicista di formazione folk che vive a Toronto, prende un vecchio concetto, quello del disco pop sulla fine di una storia d’amore a base di pianoforte e archi, e lo trasforma in un grido di battaglia per i nostri tempi incerti. Prende i ritmi degli anni ottanta fondendoli con il jazz. Nel brano Subdivisions la cantante si mette in macchina in mezzo alla neve, come fosse Bruce Springsteen. In Atlantic resta senza parole di fronte al tramonto, mentre in Tried to tell you osserva da vicino il dolore altrui. Stavolta i Weather Station aggiungono agli strumenti acustici sintetizzatori e percussioni. Vengono subito in mente i Talk Talk, così come l’eterna influenza di un’altra canadese, Joni Mitchell. Il brano d’apertura, Robber, critica l’economia basata sull’appropriazione. L’altro tema preponderante è la devastazione del mondo naturale. Ignorance è un atto d’amore a un partner, ma anche al mondo che stiamo perdendo.

Kitty Empire, The Observer

Glowing in the dark
Django Django (Because Music)

Il quarto disco dei Django Django è arrivato al momento giusto. La fusione tra il rockabilly frastornato e il bizzarro electro-pop è il diversivo di cui abbiamo bisogno in questro momento storico. In tredici brani il gruppo londinese ha costruito una meravigliosa odissea sonora. Glowing in the dark ha uno slancio intrepido. Nel brano Spirals il cantante e chitarrista Vincent Neff parla di “attraversare la linea che ci divide”, facendo appello a un senso di unità in un mondo diviso. Con un equilibrio tra ottimismo e malinconia, lo spirito avventuroso di questo album non è privo di dolore e introspezione. Non lasciatevi ingannare dall’atmosfera carnevalesca di Got me worried: sotto le strane percussioni e l’agile chitarra si nasconde la confessione di un ego in rovina. Glowing in the dark vi condurrà in un viaggio movimentato, dove la fuga è la principale destinazione e i Django Django sono i capitani della nave. Non so voi, ma io ho già comprato il biglietto.
Adam Williams,
Northern Transmissions

For the first time

Quando il settetto di rock sperimentale Black Country, New Road ha annunciato il suo album di debutto, la lista delle tracce è sembrata un po’ strana. Questa band così massimalista e virtuosistica, così incredibile dal vivo, ha debuttato con un album composto da soli sei brani, due dei quali già usciti. Be’, loro possono. For the first time è un trionfo, sia come documento di quello che la band è stata sia come anticipazione di cosa potrà diventare in futuro. Il gruppo sta già tracciando il percorso dei suoi prossimi viaggi: “Le cose saranno molto diverse”, dice il sassofonista Lewis Evans. “Stiamo già partendo dalle stranezze che sentite in questo nostro primo album con l’intenzione di renderle più sottili”.

Luke Cartledge, Nme

Rebirth of wonky

Tra la metà degli anni novanta e il primo decennio dei duemila Cristian Vogel è stato uno dei principali protagonisti della techno sperimentale. Di quella scena forse solo Surgeon e Jeff Mills sono ancora ad alti livelli dopo tanti anni di carriera. Il producer britannico di origini cilene ha appena pubblicato il suo 25° lavoro, Rebirth of wonky. Conoscendo la lunga storia di Vogel in fatto di strutture sonore non convenzionali, le prime tre tracce del disco potrebbero trarre in inganno, visto che si tratta dei suoi pezzi più accessibili. Si sente una certa nostalgia per la dance anni novanta. Il quarto brano, Pendula, introduce invece alla seconda parte del disco, dove tutto cambia. Subito dopo, Acido amigo propone un’enigmatica astrazione dell’electro old school che in parte suona come i leggendari Drexciya e in parte delinea una dance destrutturata del futuro. Con Rebirth of wonky Vogel si riafferma un maestro nella produzione di musica non lineare.

Dave Segal, Pitchfork

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1396 - 12 febbraio 2021
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