Remo Manfredini (Nahuel Pérez Biscayart) era un fantino di successo. Al momento però è un po’ fuori di testa. Beve, assume droghe per cavalli e non se la passa benissimo. Ha una relazione con una fantina incinta, Abril (la catalana Ursula Corberó), ed entrambi lavorano per il boss mafioso Sirena (il messicano Daniel Giménez Cacho), che ha appena comprato un purosangue giapponese con cui vuole vincere un importante gran premio. Senza rovinarvi la sorpresa, diciamo solo che le cose non vanno secondo le previsioni e Remo sparisce. Pérez Biscayart ha la parte più complicata. Deve guadagnarsi l’empatia dello spettatore perché non consideri il suo personaggio una specie di fenomeno da baraccone. Però è un grande attore e dà tutto se stesso, crescendo con la trama. Corberó, da parte sua, colpisce con la sua totale naturalezza. El jockey a momenti può ricordare i film di Aki Kaurismäki, in particolare L’uomo senza passato. Ma in Remo Manfredini non c’è nulla di ascetico, è solo sfrenato.
Pablo O. Scholz,El Clarín
Argentina / Spagna / Stati Uniti / Messico / Danimarca / Regno Unito 2024, 136’. In sala
Spagna / Italia 2024, 105’. In sala
Dani de la Orden dirige quello che probabilmente è il suo miglior film, una commedia con un profondo dramma familiare a farle da sfondo. Montse (una Emma Vilarasau esagerata) convoca tutta la famiglia – i due figli, i rispettivi partner e l’ex marito – per un fine settimana nella casa estiva, con la scusa che presto sarà messa in vendita. Ci sono molti ingredienti per una satira tagliente che spinge al limite i personaggi: un padre assente, una madre manipolatrice, una figlia che vive con difficoltà la sua maternità e un figlio narcisista. A un certo punto viene proposto quello che sembra un gioco innocente ma che metterà tutti in crisi, con ognuno dei personaggi che diventa uno specchio deformante in cui vedersi riflessi. I punti di forza del film sono il cast e la direzione degli attori. La sintonia di questi elementi crea dialoghi di grande freschezza, nonostante la natura calcolata di ogni singola scena.
Georgina Morán, Miradas de Cine
Finlandia / Italia 2024, 88’. In sala
Alcune peculiarità della Finlandia sono ormai note: il paesaggio naturale, i laghi, la riservatezza della popolazione, la tendenza a eccellere in sport rischiosi, l’ossessione nazionale per il karaoke e la cultura del bere che non significa solo bar, ma distillerie artigianali e clandestine. Può essere utile approfondire la conoscenza della sahti, birra artigianale tipica della Finlandia, di solito molto più forte di quella normale. Proprio la sahti è al centro del film di Teemu Nikki. Nel villaggio di Sysmä, le sorelle Pirkko e Taina la producono e competono con altri produttori, tra cui anche il padre. Arriva un ordine importante, ma assaggiando la birra, per essere sicure della qualità, si lasciano prendere la mano. Quello che segue è un’avventura folle che, trattandosi di un film di Nikki, riesce anche a suscitare emozioni profonde.
Marko Stojiljkovic, Eye for Film
Australia 2023, 100’. In sala
Durante una tempesta infernale una donna (Jordan Cowan) bussa insistentemente alla roulotte del solitario Patrick (Brendan Rock). È fradicia, intirizzita e scalza e Patrick, una specie di eremita solitamente diffidente, la fa entrare. La ragazza non dà una spiegazione plausibile per lo stato in cui si trova. Dice solo di aver bisogno di un telefono, ma Patrick non ce l’ha. Chiede un passaggio, ma la macchina di Patrick fa i capricci. I due cercano un punto d’incontro, ma sono insospettiti e inquietati l’uno dall’altra. Questa piccola produzione, ben concepita e scritta e ottimamente recitata, si rivela un inquietante passo a due ed è la prova che alcune delle opere più originali al momento arrivano dal cinema di genere. Perché You’ll never find me è un horror che vi lascerà con il fiato sospeso ben oltre il finale, dove tutto diventa chiaro.
John Anderson, The Wall Street Journal
Inserisci email e password per entrare nella tua area riservata.
Non hai un account su Internazionale?
Registrati