Cultura Suoni
Heaux tales
Jazmine Sullivan (Myesha Evon Gardner)

In apparenza Heaux tales di Jaz­mine Sullivan potrebbe sembrare un progetto minore rispetto a qualsiasi delle precedenti uscite dell’artista rnb statunitense. Il primo motivo è abbastanza ovvio: dura solo 32 minuti. Il quarto lavoro della cantante di Filadelfia è abbastanza breve da essere classificato come un ep, anche se ha più sostanza di molti album che magari durano il doppio. Heaux tales inoltre è costruito con una tavolozza sonora apparentemente più semplice rispetto ai dischi precedenti, in particolare a Reality show del 2015, nel quale la scrittura delle canzoni era dinamica tanto quanto i ganci melodici erano immediati. Questo album invece è completo e ricco di sfumature. Incentrato su brevi storie spoken word pronunciate da diverse donne e ispirate a eventi reali, Heaux tales esplora la relazione tra sesso e potere. Jazmine Sullivan usa ogni storia come spunto e poi la amplifica con la sua voce. E canta cose che potrebbero sembrare sciocche nelle mani di un cantante meno talentuoso. Al disco forse manca un po’ il fascino commerciale che ha caratterizzato i precedenti lavori di Sullivan, ma questa è una testimonianza solida della sua capacità di raccontare storie.

Konstantinos Pappis,
Ourculture

Magic mirror

Quello che è successo nel 2020 può farci credere che abbiamo attraversato lo specchio e viviamo in una realtà alternativa. La musicista di Los Angeles Pearl Charles lo sa perfettamente e nel suo secondo album abbraccia tutto il caos della nostra epoca con un approccio decisamente rétro. Influenzato dalla musica californiana degli anni sessanta e settanta, Magic mirror racchiude synth cosmici e luminosi, motivi rock classici con chitarre slide country brillanti e discrete. Mentre Pearl Charles canta d’insicurezze e difficoltà, gli strumenti la accompagnano con un ottimismo spensierato. Molte di queste canzoni condividono la stessa sensazione di leggero abbandono che abbiamo ascoltato nello splendente What’s your pleasure? di Jessie Ware, anche se Charles è molto più soul. Un debutto maturo e notevole.
Roisin O’Connor,
The Independent

We are from the sun
Cerys Matthews (nicole otero)

Dieci poeti, da Adam Horo­vitz a Imtiaz Dharkerm declamano i loro versi su mutevoli arrangiamenti curati da Cerys Matthews (ex cantante dei Catatonia) e Joe Acheson (noto anche come Hidden Orchestra). Il tema comune a tutti i componimenti è quello della genesi e la musica oscilla mirabilmente tra elettronica elegiaca, beat nudi e crudi e suoni d’ambiente. Tra i pluripremiati poeti coinvolti, Adam Horovitz e Liz Berry descrivono i paesaggi che li hanno visti nascere e crescere: rispettivamente la pietra delle colline di Cotswold e le miniere del Territorio Nero, queste ultime descritte dal suono dei carrelli e delle fornaci fino a scivolare via “nel respiro bianco di una preghiera di gennaio”. Flame lily di MA Moyo, un’invocazione alla potenza femminile, ha il sottofondo di ringhianti sintetizzatori e di percussioni incessanti. Un’antologia affascinante. Cerys Matthews è ormai un patrimonio nazionale britannico.

Neil Spencer, The Guardian

Tartini: concerti e sonate per violoncello piccolo

Le celebrazioni per i 250 anni dalla morte di Giuseppe Tartini sono state anche un’occasione per mischiare le carte nella discografia del violinista virtuoso padovano, musicista tanto appassionato quanto riflessivo e affascinato dalla meccanica degli strumenti, la sperimentazione interpretativa, la danza e la natura. Ironia della sorte, questo disco, il più importante di quelli appena usciti, non è per violino ma per violoncello piccolo. Oltre a dimostrare la sua tecnica magistrale, Mario Brunello apre orizzonti espressivi inauditi. Magnifico.

Olivier Fourés,
Diapason

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1393 - 22 gennaio 2021
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