Cultura Libri
Stella 111
488 pagine, 22 euro

Il romanzo sulla caduta del muro di Berlino e sulla riunificazione è un genere ben consolidato nella letteratura tedesca contemporanea. Lutz Seiler in Stella 111 lo affronta in modo diverso, e all’improvviso un evento storico del quale pensavamo di conoscere tutto rivela qualcosa di inedito. Com’è possibile? Semplicemente spostando il punto di osservazione su un altro posto: non là dove soffia il vento della storia, ma dove quella frattura epocale è accolta come un’occasione improbabile per liberarsi dei vincoli del sistema. Ci si è liberati dei “papponi” della Repubblica Democratica Tedesca (Ddr) e ora non bisogna farsi ingabbiare da quelli del capitalismo. La Ddr crolla e per un breve momento si crea un vuoto di potere che sembra una concreta utopia. Nelle rovine della ex capitale si riunisce una società inclassificabile: è bohème o guerriglia urbana? È punk o romanticismo anarchico? Rivolta o comune? In ogni caso questo ambiente (che già esisteva ai tempi del muro di Berlino) sente il cambiamento nell’aria e occupa sistematicamente case tra il centro di Berlino e Prenzlauer Berg, preparandosi alla resistenza prima che i vecchi proprietari reclamino i loro beni. E tra loro piomba Carl Bischoff, un giovane della Turingia. Solo per aver creato un protagonista del genere, a Lutz Seiler spetta una gloria letteraria imperitura.
Ijoma Mangold, Die Zeit

Vivere
240 pagine, 19,00 euro

Tutto è cominciato con un sogno. Una bolla di luce in un buco nero. Intontito, il “chiamato” ha la sgradevole sensazione che qualcuno stia rovistando nel suo cervello. Poi, uscendo dalla metropolitana, scopre questo segno misterioso su una finestra: J-780. Il conto alla rovescia è partito, per lui e per pochi altri. Con quali criteri saranno scelti gli “esseri degni di fiducia”, destinati a fuggire a bordo di un’astronave intergalattica e a rifugiarsi su un altro pianeta ai confini del sistema solare? La dimensione del loro cervello? La loro età? La loro religione? Così comincia Vivere, la discesa agghiacciante all’inferno di Paolo e dei pochi eletti che si trovano a fare i conti con l’urgenza del giudizio finale. Restano due anni e qualche settimana per scegliere chi sarà chiamato a fondare una nuova umanità. Abbastanza per relativizzare il covid, il terrorismo islamico, i conflitti nel mondo arabo e le bombe russe. A metà strada tra una favola tragica kafkiana e un racconto di fantascienza alla Ray Bradbury, il romanzo dello scrittore algerino Boualem Sansal è uno strano miscuglio: offre un piccolo trattato sulle religioni e una geopolitica dell’orrore. Denso e a tratti caotico, ma gustoso.
Pierre de Gasquet, Les Echos

Una questione di famiglia
216 pagine, 18,50 euro

Per gli scrittori gli anni ottanta sono un terreno ricco e tutto da esplorare. Le turbolenze sociali e politiche di quel decennio offrono lo sfondo perfetto per il romanzo d’esordio a doppia linea temporale di Claire Lynch ambientato in parte nel 1982 e in parte ai giorni nostri. Apparentemente, è la storia del rapporto tra un padre e una figlia. Heron, un uomo anziano e abitudinario, ha appena ricevuto una diagnosi di cancro terminale, ma invece di condividerla con la figlia, Maggie che ora ha una propria famiglia, sceglie di affrontare da solo il peso della notizia. Scopriamo che Heron ha cresciuto Maggie da solo e diventa chiaro che il desiderio di proteggerla da ogni sofferenza è stato una costante nella sua vita. Non si parla mai della madre: si sa solo che Heron ha divorziato molti anni prima. Solo quando Lynch ci riporta al 1982, scopriamo la verità. Quando Maggie era ancora una bambina, sua madre Dawn, che all’epoca aveva 23 anni, aveva incontrato un’altra donna a un mercatino dell’usato. Era stato un incontro casuale, ma tra le due era scattato subito qualcosa, un amore. Il romanzo di Lynch non solo dà parola a migliaia di persone costrette al silenzio da pregiudizi legati ai “tempi diversi”, ma urla quell’ingiustizia pagina dopo pagina.
Joanna Cannon, The Guardian

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1624 - 25 luglio 2025
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