Liane, 19 anni, vive con la madre e la sorella in una periferia depressa nel sud della Francia. All’improvviso vede realizzarsi il suo sogno: è stata selezionata per il casting di un reality molto popolare. Ma dopo un provino positivo la risposta definitiva tarda ad arrivare. In questa sospensione, che dura quasi come l’intero film, Agathe Riedinger dipinge il ritratto iperreale del mondo di Liane e di tanti suoi coetanei fatto di ciglia e unghie finte, extension, botox, seni di silicone, dove tutto ruota intorno ai social e agli influencer. In modo ambivalente la regista condivide la speranza della protagonista, condannando tuttavia la spaventosa violenza che Liane infligge al suo corpo per mantenere viva quella speranza. Louis Guichard, Télérama
Francia 2024, 103’. In sala
Francia 2025, 124’. In sala
I discendenti di Adèle Meunier si ritrovano nella casa dei loro antenati, in Normandia, per discutere un progetto che la riguarda. I quattro cugini non si conoscono, ma la scoperta della casa, congelata nel tempo, e il mistero che l’avvolge li avvicineranno. Nel 1895, sul battello che risale la Senna, Adèle (Lindon) incontra Anatole (Paul Kircher) e Lucien (Vassili Schneider). Attraverso i loro occhi Klapisch ci mostra una Parigi favolosa. Passato e presente si alternano ma, più che le vite dei personaggi, il regista sembra voler raccontare i loro sentimenti. I colori del tempo non è privo di incertezze, cliché e un tocco kitsch, ma trabocca di una generosità che coinvolge tutti.
Françoise Dargent, Le Figaro
I cugini Chatila (Mahmoud Bakri) e Reda (Aram Sabbah) non possono permettersi il lusso di una morale. Palestinesi senza documenti, tirano avanti ad Atene tra espedienti e piccoli crimini. Chatila progetta di aprire un bar in Germania, mentre la visione del futuro di Reda è ostacolata dalla sua tossicodipendenza. Il thriller teso di Mahdi Fleifel ha un’urgenza sgangherata che ricorda Un uomo da marciapiede. La dura vita sulla strada è catturata in modo vivido. Ma a essere illuminante è la performance di Bakri in lotta con il senso di colpa per l’uomo in cui si sta trasformando. Wendy Ide, The Observer
Italia 2025, 125’. In sala
Raul è un ex tennista professionista che ha quasi raggiunto il vero successo e ora si aggira nei circuiti minori in cerca di opportunità. Con il suo sorriso da lupo e l’aria da monellaccio, gli occhi da sbornia nascosti dagli occhiali da sole, Favino interpreta questo personaggio come se l’avesse inventato lui. Raul è abbastanza celebre da sembrare una buona scelta a Pietro (Giovanni Ludeno) per far allenare il figlio di 13 anni, Felice (Tiziano Menichelli). Ma allenatore e giovane atleta hanno visioni opposte della vita e del tennis. Chiunque abbia dimestichezza con film sportivi o di formazione non sarà sorpreso da come andranno a finire le cose. Ma il percorso è più panoramico e imprevedibile della destinazione grazie alla sceneggiatura di Andrea Di Stefano e Ludovica Rampoldi.
Jessica Kiang, Variety
Stati Uniti / Regno Unito 2025, 133’. In sala
Negli ultimi anni tra cinema e tv abbiamo visto vari reality distopici, da Hunger games a Squid game. Prima c’era stato The running man. Il romanzo originale del 1982 di Richard Bachman, alias Stephen King, era ambientato nel 2025, anno in cui l’economia mondiale è in rovina e la violenza è in aumento. Un operaio partecipa a un ricco concorso televisivo in cui deve sopravvivere alla caccia di spietati assassini. L’adattamento del 1987 con Arnold Schwarzenegger era poco fedele al romanzo, al contrario della versione di Edgar Wright, che non perde occasione per prendere in giro la cultura popolare statunitense e gli orrori capitalistici che ha alimentato.
John Nugent, Empire
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